Si è svolta presso la camera del lavoro di Rimini un'iniziativa della Cgil nazionale sulla situazione dello sport e degli sportivi in Italia. Presenti esponenti di numerose associazioni dilettantistiche, dirigenti nazionali di federazioni sportive allenatori e rappresentanti delle istituzioni locali. Il governo avrebbe dovuto essere rappresentato dalla campionessa olimpica Josefa Idem, che purtroppo è stata trattenuta da un altro impegno.

Il panorama che è uscito dal dibattito ci consegna uno spaccato desolante, la nostra legislazione infatti non solo non si occupa di fornire adeguate e dignitose coperture assicurative, previdenziali e di reddito, a chi lavora nello sport, compresi coloro a cui affidiamo la formazione è la salute dei nostri figli, ma opera evidenti discriminazioni non solo fra discipline sportive ma addirittura fra atleti uomini ed atlete donne.

Sembra incredibile ma in Italia, per legge, le atlete donne non possono essere professioniste nello sport e quindi, a prescindere dalle loro capacità e dai loro risultati, gli viene preclusa, per legge, ogni possibilità di tutela, prevista invece per i loro colleghi uomini.

I disegni di legge attualmente in discussione sul tema, non solo ignorano completamente queste criticità, ma, anzi, le peggiorano con proposte che nella migliore delle ipotesi denotano una totale ignoranza della materia che dovrebbero disciplinare.

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