"Un miliardo per la cultura è un importo considerevole, anche se va tutto a musei e percorsi. Ma se nel frattempo lo spettacolo sta precipitando in una crisi irreversibile e il Ministero non interviene, non possiamo non chiederci perché si vuole ignorare la crisi di un comparto che è fondamentale per il Paese." Così dichiara Emanuela Bizi, della segreteria nazionale Slc Cgil.
"Di teatri chiusi, negati, l'Italia è piena. E rischiano anche le strutture riconosciute dal Ministero. Eppure, il decreto del 2014 era stato annunciato come una riforma epocale - prosegue la sindacalista. Ma una buona parte dei soggetti esclusi ha deciso di ricorrere ai tribunali, e a quanto pare anche diversi soggetti che hanno ricevuto i fondi hanno problemi finanziari."
"A pagare  per primi sono gli attori, che non riescono ad ottenere il pagamento delle fatture per il lavoro svolto, che si ritrovano a fare prove per spettacoli che non si faranno, o si faranno chissà quando. Poi i dipendenti fissi delle strutture, che non ricevono le dovute retribuzioni."
"Le risorse pubbliche al settore arrivano dal Ministero e dalle istituzioni locali. Ma ormai il sistema è in crisi. I finanziamenti locali arrivano con molto ritardo o vengono tagliati. Le sentenze dei ricorrenti arriveranno prima dell'estate e tutto il sistema di ripartizione del Fondo Unico per lo Spettacolo rischia di bloccarsi. Eppure si potevano trovare le soluzioni per evitare i ricorsi. Perché di fronte a questi problemi il Mibac sta alla finestra? - conclude Bizi.
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