"Il caso teatro dell'Opera è l'ennesima ferita che si apre nel panorama culturale romano e, nello specifico, l'ennesimo tentativo di destrutturare il sistema dello spettacolo dal vivo della Capitale, se si considerano anche le ultime vicende legate al teatro Eliseo". Così, in una nota, la Cgil di Roma e del Lazio e le segreterie regionali e nazionali della Slc Cgil. "Ciò che lascia davvero esterrefatti in tutta questa storia - continua la nota - è la volontà di confondere le carte in gioco, di far sembrare ciò che non è, servendosi anche dei mezzi di stampa. Così, i sindacati che remano contro il mal celato proponimento di affondare il teatro e ciò che esso rappresenta a livello internazionale diventano 'ribelli', oppure 'irriducibili' perchè 'incapaci di arrendersi alla realtà'. Di quale realtà si sta parlando? Di quale punto di vista? Di quale versione dei fatti? Se davvero è stato compiuto il massimo sforzo per salvare il teatro e i suoi lavoratori, il sovrintendente Fuortes abbia il coraggio di confrontarsi con le organizzazioni sindacali o magari in un pubblico contradditorio; spieghi come mai ancora non sia stato in grado di presentare un piano industriale di risanamento degno di questo nome, che chiarisca obiettivi, specificità, costi da sostenere, alla stregua di quanto è stato fatto per il San Carlo di Napoli. Non possiamo permettere che il teatro dell'Opera finisca declassato a teatro di provincia. Le istituzioni locali battano un colpo perchè di fronte allo scempio in atto è inaccettabile non assumano una precisa presa di posizione". "Se non sarà convocato nei prossimi giorni un tavolo di confronto con i soci fondatori in una sede istituzionale - conclude la nota - non potremo far altro che proseguire con la mobilitazione e gli scioperi, le cui normative conosciamo e abbiamo sempre rispettato".

 

 

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