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Lo spirito con cui il Governo è sceso in campo per stimolare lo sviluppo delle reti di nuova generazione va senz’altro apprezzato ma gli interventi che pensa di promuovere non possono imporre modelli e tecnologie di sviluppo alle imprese nè alterare le regole di mercato altrimenti l’effetto che si andrà ad ottenere sarà esattamente l’opposto di quello prefissato.

Si ha l’impressione che il presidente del Consiglio sia mal consigliato e agisca in maniera non sempre coerente: così nelle ultime settimane siamo passati dal decreto che doveva “spegnere” la rete in rame di Telecom Italia, alla trattativa per la creazione di una società unica per lo sviluppo della NGN sino all’indiscrezione che poneva la costruzione della rete in capo all’Enel. Tutti interventi assai poco credibili e che si sono spenti appena poche ore dopo la loro nascita.

E’ evidente che il Governo non deve preoccuparsi di assetti societari o modelli tecnologici: deve verificare e imporre la creazione di reti performanti limitandosi a garantire gli incentivi per la copertura delle zone non garantite dalle aziende stesse e evitando di promuovere infrastrutture dove il mercato è già intervenuto.

Questo per evitare di disperdere risorse e attivare un contenzioso giuridico che si trascinerebbe per anni.
L’evoluzione tecnologica, infine, dovrebbe consigliare prudenza e soprattutto neutralità tra i modelli da adottare. Il Governo deve stabilire quali performance le reti devono garantire, lasciando alle imprese le scelte più adatte a garantire l’estensione massima della diffusione della rete.
Vincolare il tutto alla scelta del FTTH comporterebbe maggiori costi, un ritardo nella diffusione della rete, e si trasformerebbe più in un vezzo “ideologico” che in una reale necessità. Il resto dei Paesi Europei che hanno un’architettura infrastrutturale simile a quella italiana hanno adottato il modello FTTC, sapendo di poter garantire le performance adottate dall’Agenda Digitale Europea.

Infine, oltre a preoccuparsi della rete infrastrutturale, il governo deve decidere interventi a sostegno della domanda. La digitalizzazione della pubblica amministrazione potrebbe essere la vera leva per semplificare e sburocratizzare il rapporto con lo stato e ingenerare quell’aumento di “domanda” che oggi rappresenta il vero tallone d’Achille del nostro Paese. Infatti, il tutto non può limitarsi a valutare l’estensione della rete ma si deve preoccupare degli utenti, vero elemento in grado di moltiplicare gli investimenti da parte delle aziende.

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