Nella serata di ieri, durante il 3° incontro relativo all’analisi della procedura di licenziamento avviata dall’azienda, non è stata raggiunta un’intesa che consentisse di chiudere con un accordo la vertenza in corso.
La rottura, ed il conseguente abbandono del tavolo da parte della delegazione di SLC CGIL, è intervenuta a causa dell’intransigenza aziendale nel voler perseguire il licenziamento di persone ritenute non più utili alla società e considerate alla stregua di “materiale obsolescente”.
Infatti, la proposta aziendale prevedeva di fare un accordo che prevedesse l’uscita “volontaria” dei lavoratori sino al 15 febbraio e, in caso di mancato raggiungimento dei numeri definiti dall’azienda la riapertura di una ulteriore procedura per allontanare quei lavoratori che non avessero inteso aderire alla proposta “volontaria”.
In pratica, l’accordo avrebbe consentito all’azienda di prendere uno ad uno i lavoratori e dirgli o esci adesso con l’incentivo “volontariamente” oppure ti caccerò a marzo e senza darti nulla.
Come dire: o esci ora con un incentivo, o te ne vai domani “gratis”.
In aggiunta a tale autentica tagliola, l’azienda pretendeva di attivare demansionamenti delle persone, gestirne ferie e permessi ed avere ulteriori flessibilità.
A tutto questo occorre aggiungere come, a quanto risulta, il costo del lavoro della filiale italiana di British Telecom risulta essere fra i più bassi dell’area Europa e, dato non trascurabile, sembra essere la filiale che produce la porzione più importante delle revenues e dei profitti europei di British.
Alla luce di tutto questo, ed in forza di un mandato assembleare chiaro, il sindacato ha proposto all’azienda un percorso diverso che garantiva, comunque, un identico risparmio economico.
La proposta sindacale consentiva di mantenere aperta la procedura per l’uscita volontaria (volontarietà reale e non da esercitare con i ricatti) con l’analisi delle uscite registrate alla fine del mese di febbraio e l’utilizzo del contratto di solidarietà da applicare all’insieme dei lavoratori che garantisse un risparmio identico a quello determinato dai mancati licenziamenti. Tutto ciò, con la previsione che per un arco temporale definito (la durata del contratto di solidarietà) non fosse possibile per l’azienda attivare nuove procedure di licenziamento.
Di fronte a tale proposta l’azienda ha mostrato il suo vero volto.

Siccome l’interesse non era quello di contenere i costi (in quel caso la proposta della CGIL sarebbe stata accolta esattamente come fatto in tutte le aziende del settore) ma licenziare persone ritenute non più utili, ha dichiarato la propria indisponibilità offrendo come unica alternativa il ricatto sopra descritto e puntualmente rappresentato alle OO.SS. durante una ristretta.
SLC CGIL non ha ritenuto di doversi prestare a un ricatto inaccettabile perché se British Telecom decide di dover licenziare delle persone lo deve fare mettendoci la faccia e non coprendosi dietro accordi sindacali che consentono il ricatto dei lavoratori.
Si apre ora una fase molto complicata.
British Telecom deve procedere a licenziare solo le persone che hanno manifestato una reale volontarietà (nessun lavoratore può essere ricattato con minacce e autentico mobbing) garantendo gli incentivi promessi.
Laddove esercitasse ricatti o procedesse ad inviare le lettere di licenziamento a personale non disponibile a rescindere il rapporto di lavoro la risposta del sindacato e dei lavoratori sarà immediata.
Da un lato attraverso il ricorso alla Magistratura visto che gli elenchi degli esuberi sono stati costruiti non su necessità tecnico-organizzative ma su nomi e cognomi di persone indesiderate all’azienda.
Dall’altro attivando tutte le iniziative (scioperi, pressioni sui clienti, manifestazioni. presidi) volte a denunciare l’arroganza di un vertice aziendale che in un momento delicatissimo per il Paese decide di licenziare personale mettendo famiglie intere alla disperazione solo perché ritenute non più utili (o forse simpatiche) alle varie linee aziendali.
Fondamentale è l’unità di tutti i lavoratori di BT Italia per respingere tale anacronistico atteggiamento, perché uniti e insieme sarà possibile sconfiggere l’arroganza aziendale ricordando a tutti i versi della poesia del pastore Martin Niemöller (erroneamente attribuita a Bertolt Brecht):
“Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali,e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare.”

SEGRETERIA NAZIONALE SLC-CGIL

Scarica il verbale: Verb Manc Accordo ProcMob BT Italia (4-12-13)

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