“Se le notizie riportate dalla stampa risultassero fondate si starebbe realizzando quanto la CGIL denuncia da mesi – dichiara Michele Azzola, segretario nazionale Slc Cgil. La vendita di Tim Brasil rappresenterebbe un ulteriore passaggio per "impoverire" Telecom Italia e creare le condizioni per permettere agli spagnoli di incorporarla in Telefonica, facendo sparire la quarta impresa nazionale. Ci sarebbe anche l’ulteriore "sgarbo" alle istituzioni italiane cui a più riprese è stato raccontato che il Brasile era strategico per gli interessi dell'azienda italiana.”
“Mentre Renzi e Letta continuano a interrogarsi su quale sia il momento migliore per cambiare le regole sull'Opa, che hanno consentito agli spagnoli di appropriarsi di Telecom Italia con un investimento risibile e peraltro non ancora realizzato, Telefonica procede sulla sua strada come ampiamente previsto dalle denunce avanzate dal sindacato nei mesi scorsi.”
“Se la nuova politica continua a ripetere gli errori della vecchia – prosegue il sindacalista - le speranze di un cambiamento per il Paese sono veramente scarse. Renzi non può continuare a fingere di non vedere cosa sta accadendo al settore delle Tlc: lo scenario che si prospetta è che l'Italia sia il primo Paese europeo a perdere l'operatore telefonico di riferimento, con pesantissime ripercussioni sull'intera possibilità di sviluppare la banda larga.”
“Nessuno può immaginare che gli investimenti e le innovazioni si realizzeranno a carico di Telefonica, operatore gravato da ingentissimi debiti e con un interesse ad investire nel nostro Paese pari allo zero.”
“Se Renzi pensa di attivare la "moral suasion" deve dichiarare in che direzione vuole sviluppare il settore nel nostro Paese e come si realizzeranno gli ingenti investimenti necessari, con quella trasparenza e partecipazione che a parole invoca ma che nei fatti non trova ad oggi riscontri.”
“Non vorremmo – conclude Azzola - che, dopo la infelice privatizzazione e le cordate per il controllo dell'azienda che l'hanno depredata e impoverita, fosse un altro governo di centro sinistra ad assumersi la responsabilità di accondiscendere alla fine di Telecom Italia.”