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Per la prima volta si è stipulato un accordo, nell’ambito del contratto delle TLC, che fissa regole chiare per l’impiego dei “Lavoratori a progetto” nelle attività di call center, stabilendo retribuzione, diritti e garanzie.

L’accordo definisce un quadro di certezze per una platea di circa 40.000 lavoratori, prevalentemente giovani e a maggioranza femminile, che spesso si affacciano al mondo del lavoro in uno dei pochi settori che ancora offre occupazione al mondo giovanile e dove spesso incontrano situazioni al di fuori della legalità, come testimoniano anche le ultime notizie di cronaca.
Oltre a definire il livello retributivo minimo, fondamentale è stata la disponibilità ad offrire a questi lavoratori un orizzonte e una speranza grazie all’introduzione di una graduatoria nella quale le aziende dovranno individuare il personale da assumere sia per nuovi contratti a progetto che per assunzioni a tempo indeterminato, evitando così discrezionalità aziendali.
Inoltre, l’accordo prevede un’integrazione al reddito per maternità e malattie lunghe riconoscendo così, finalmente, a questi lavoratori diritti essenziali finora negati, consentendo di fare un importante passo in avanti e introducendo elementi minimi ma importanti di civiltà.
Chi, ancora in questi giorni, denuncia l’impossibilità di “fare industria” nel nostro Paese dovrebbe interrogarsi piuttosto sui propri errori a partire dalla pretesa di voler piegare le regole alle proprie esigenze invece di concentrare gli sforzi per trovare soluzioni condivise tra le parti sociali.

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