La storia di Seat Pagine Gialle è il paradigma dei danni prodotti negli ultimi decenni dalla finanza speculativa: la storia di un’azienda ricca e vitale, finita nelle mani di soggetti finanziari che, animati unicamente da intenti speculativi a danno di una realtà produttiva sana, per estrarne valore ne hanno distrutto la ricchezza.

In sintesi, i fondi negli anni hanno fatto indebitare SEAT oltre misura per ottenere benefici in termini di plusvalenze e nello stesso tempo il management non è riuscito a trovare una strategia per uscire dalla situazione critica; l’azienda è stata costantemente spremuta e non si sono dedicate risorse agli investimenti per lo sviluppo.

Nei giorni scorsi il magnate egiziano Naguib Sawiris ha sottoscritto un accordo con i fondi Avenue Capital e Goldentree Asset Management per rilevare il 53,9% di Seat Pagine Gialle.

Poiché l’interesse di Sawiris verso Seat si manifesta ora che il patrimonio netto è tornato positivo per 174 milioni, come pure la posizione finanziaria netta (attiva per una settantina di milioni), vorremmo metterci al riparo da eventuali ulteriori “spremiture”.

Dalla privatizzazione ad oggi, tutte le manovre speculative che sono state attuate, oltre a destabilizzare ed impoverire drasticamente un’azienda solida e capace di fare cassa, hanno impattato in modo traumatico sui lavoratori e prodotto oltretutto un costo sociale.

Infatti durante questa agonia durata quasi un decennio, al fine di recuperare valore per l’azienda ed arrestarne il declino, i lavoratori e le lavoratrici hanno contribuito fortemente, a raggiungere il traguardo del concordato.

Il Piano concordatario proponeva essenzialmente tre linee d’azione: 1) La rimessa a regime del motore commerciale di Seat, attraverso una riqualificazione del prodotto, dell’offerta e della rete commerciale. 2) La ricerca e lo sviluppo di nuove opportunità di crescita 3) La forte semplificazione partendo dalla struttura del Gruppo (attraverso la cessione delle controllate non strategiche), passando dalla macro-organizzazione (riduzione del numero dei riporti apicali in Seat), arrivando ai costi indiretti e agli acquisti.

Nell’ottobre scorso il concordato è stato approvato e al fine di rispettarne il dettato e per evitare soluzioni traumatiche per i dipendenti Seat, nel mese di febbraio è stato sottoscritto in sede ministeriale un ennesimo accordo sindacale.

Tale accordo prevede, a fronte di una riduzione di 16,8 Mln del costo del lavoro, lo sviluppo di un modello organizzativo basato su investimenti sulla rete di vendita, efficientamento trasversale, unitarietà aziendale, riorganizzazione del lavoro, razionalizzazione dei fornitori, rimodulazione e valorizzazione del perimetro del Gruppo, investimenti, formazione e riqualificazione dei lavoratori.

Ad oggi l’azienda si preoccupata ed occupata esclusivamente del taglio dei costi del lavoro (esodi incentivati e CIGS); mentre troppo poco si sta facendo per realizzare tutto il resto, tra cui il taglio dei 20 Dirigenti previsti.

Chiediamo con forza che, oltre al taglio dei costi del lavoro, si attuino tutti i punti dello sviluppo organizzativo previsti dall’accordo del 12/2/2015 e qualora ravvisassimo il benché minimo rischio di un’ennesima speculazione che stavolta ci sarebbe fatale, ci vedremo costretti a rivolgerci alle istituzioni e a tutti gli organi competenti per denunciare le troppe speculazioni finanziarie e gli abusi che fino ad oggi sono stati commessi.

Visto il particolare momento aziendale è necessario ridare voce ai lavoratori attraverso le elezioni delle RSU.

Siccome le nuove normative riguardo la rappresentanza prevedono regole diverse rispetto agli accordi aziendali da oggi in vigore, la segreteria nazionale si attiverà per richiedere incontri ad hoc per ridefinire tali regole.

Coordinatore Nazionale industria SLC CGIL e RSU SLC CGIL SEAT PAGINE GIALLE

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