Durante la trattativa del 27 maggio u.s. con l’Azienda, ci siamo trovati di fronte a una proposta che, pur presentandosi come un passo verso la stabilizzazione dei 145 lavoratori a tempo determinato, risulta per noi insufficiente e ambigua nei suoi contenuti. Per questo motivo abbiamo deciso di non firmare l’accordo.
Ci chiediamo e vi chiediamo: cosa significa realmente “stabilizzazione fino al 90%” dei tempi determinati? Una volta raggiunta questa soglia, cosa succede a chi è in scadenza successivamente? Verrà lasciato a casa, nonostante anni di contributo al funzionamento dell’azienda? Quel “fino a” è un’ombra pericolosa. Potrebbe giustificare una stabilizzazione minima, anche del solo 20%, lasciando scoperti diritti e aspettative legittime.
Negli accordi, una sola parola può cambiare il futuro delle persone. E in questo testo, ancora una volta, non troviamo tutele concrete né il riconoscimento del ruolo fondamentale che i tempi determinati ricoprono in ogni stabilimento IPZS. Sono lavoratori veri, che ogni giorno garantiscono produzione, qualità e risultati. In questi ultimi tre anni, anche grazie all’apporto dei Lavoratori a Tempo Determinato, la redditività dell’IPZS è aumentata del 29,4% e la produttività dell’oltre 20%. A loro va data certezza, non vaghezza.
"Verba volant, scripta manent." Le parole volano via, ma ciò che si scrive resta. E se ciò che si scrive non tutela i lavoratori, noi non ci stiamo. La CGIL sarà sempre vigile e presente a ogni tavolo di confronto.
Non permetteremo che si giochi sul futuro di chi, con professionalità, ha contribuito al raggiungimento degli obiettivi aziendali. Non ci limitiamo ad osservare: pretendiamo rispetto, pretendiamo stabilità, pretendiamo dignità per ogni lavoratrice e ogni lavoratore. Perché il lavoro non si sfrutta. Il lavoro si riconosce. Si stabilizza.
Roma, 28 maggio 2025
Il Coordinamento Nazionale IPZS SLC CGIL