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“Con un emendamento di iniziativa del Governo, si è deciso di destinare il 33% delle eventuali maggiori entrate derivanti dal canone Rai non alla Rai stessa, come parrebbe logico ai cittadini, ma all’Erario.” Così una nota di Slc Cgil nazionale.

“Questo 33% di eventuali maggiori entrate verrà, poi, destinato in parte a coprire le esenzioni dal pagamento del canone, in parte a finanziare l’emittenza locale e, per un massimo di 50 mln annui, al fondo per la riduzione della pressione fiscale: in parole povere gli italiani si pagano da sé la riduzione delle tasse!”

“Non soltanto negli ultimi anni le entrate pubbliche destinate alla Rai diminuiscono costantemente, ma questo flusso decrescente di risorse si combina in modo preoccupante con un disegno di riforma che tratteggia un servizio pubblico strettamente controllato dall’esecutivo – prosegue la nota.

“Deve essere un preciso impegno del Governo quello di sostenere l’emittenza locale e in generale il sistema dell’editoria. Ciò deve realizzarsi attraverso un contributo pubblico certo, così come deve essere certo che il canone Rai sia destinato al servizio radiotelevisivo pubblico.”

“Come affermato dalla Consulta, il canone Rai è un’imposta di scopo destinata al servizio radiotelevisivo pubblico, che dovrebbe incassarlo per intero ed utilizzare le proprie risorse per investire su tecnologie innovative e produzione di contenuti culturali competitivi a livello europeo ed internazionale – conclude Slc Cgil. Solo così si potrà pensare di affrontare l’anomalia che il sistema radiotelevisivo italiano rappresenta nel contesto dell’Unione Europea.”

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