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Sappiamo che la Rai è una macchina complessa con implicazioni di carattere politico, ma non comprendiamo come, ancora oggi, non giungano segnali concreti sulle prospettive future del Servizio Pubblico.Sappiamo che la Rai è una macchina complessa con implicazioni di carattere politico, ma non comprendiamo come, ancora oggi, non giungano segnali concreti sulle prospettive future del Servizio Pubblico.Le nomine politiche dei TG e delle Testate sono solo una parte, più formale che sostanziale, delle scelte che vanno fatte per il funzionamento della macchina.Tra due mesi l’azienda, per quanto previsto nel Contratto di Servizio, deve presentare il Piano Industriale e quello Editoriale. Poco o nulla filtra su questa discussione, pochissimo si sta predisponendo perché la macchina produttiva e ideativa possa funzionare bene in tempi utili a rispondere alle sfide tecnologiche e di mercato.

Chi vive tutti i giorni l’azienda, chi è “costretto” a lavorare con mezzi obsoleti, con una organizzazione del lavoro confusa ed improvvisata, con un modello gestionale che somiglia più ad una pubblica amministrazione che alla BBC, sa che questa Rai non ha futuro.L’azienda arranca anche nella lettura e nell’applicazione del nuovo contratto, non riesce ad interpretare coerentemente la creazione delle nuove figure ed invece di guardare al proprio interno e valorizzare percorsi professionali, si limita a cercare fuori le risorse pregiate evitando in questo modo di assumersi responsabilità.Siamo molto preoccupati dalla notizia che si dismetteranno definitivamente le ITA, i mezzi satellitari in utilizzo dalle sedi regionali, non perché questi vecchi mezzi debbano rimanere, ma perché si prevede la loro sostituzione con poche unità leggere con minore capacità trasmissiva e produttiva. Scelta che ancora di più ridurrà l’impegno produttivo delle sedi regionali, con il diretto effetto di aumentare il costo degli appalti.

Questa incomprensibile scelta segue quella di portare alla chiusura le riprese esterne di Bologna e Firenze, di aver acquistato un numero insufficiente di “zainetti” per le attività da svolgere, di comprimere ogni investimento che rilanci la qualità dell’attività sul territorio.Noi, invece, continuiamo ad affermare che il futuro del Servizio Pubblico passa dall’investimento su: lavoro, formazione, nuovi mezzi ed infrastrutture.Per questo a dicembre abbiamo definito un’intesa sull’organico che punta al rilancio della produzione interna e al ricambio generazionale.Affermiamo che continuare a galleggiare attuando una dismissione strisciante di attività, abbandonare il territorio (uno dei punti di forza della Rai) rischia soltanto di far divenire il Servizio Pubblico residuale, sia dal punto di vista industriale che editoriale.Invitiamo l’Amministratore delegato ed i vertici aziendali a fermare questa agonia e ad avviare un confronto serio con le parti sociali per il rilancio della Rai.Roma,

Le segreterie nazionaliSlc Cgil Fistel Cisl Uilcom Uil Ugl Informazione Libersind-ComfSal

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