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Cambiamo Insieme l’Europa. Questo l’obiettivo con il quale 739 rappresentanti di 186 Organizzazioni Sindacali, provenienti da ben 43 Paesi, hanno dato vita a Roma al IV UNI Europa Regional Conference.

Tre giorni, dal 14 al 16 Marzo, di intenso dibattito sulle politiche che il più grande Sindacato dei servizi, in rappresentanza di 7 milioni di lavoratori, intende portare avanti nel prossimo quadriennio.
Nel momento più critico che il nostro Continente abbia attraversato dall’avvio del processo di unificazione, UNI Europa si è interrogato su come rispondere alle gravi sfide economiche, sociali e politiche che abbiamo di fronte, consapevoli che proprio il settore dei servizi e la sua forza lavoro sono la spina dorsale del progresso economico e sociale europeo.
Nell’ambito di tali riflessioni la criticità maggiore, ancora una volta, è stata individuata nell’enorme divario che tuttora separa, in Europa, Est ed Ovest. Un divario dovuto, prevalentemente, ad un modello di crescita che nell’area orientale continua a basarsi su un contesto lavorativo ampiamente deregolamentato e su un costo della manodopera decisamente inferiore rispetto all’area occidentale.
Il perdurare di tali condizioni, nell’ambito di un mercato unico, ha fornito uno degli alibi principali per sostenere l’attacco, da parte delle lobby imprenditoriali e dalle forze politiche compiacenti, contro i diritti ed il salario dei lavoratori occidentali. Un fenomeno particolarmente sofferto in Inghilterra, Irlanda, Paesi Bassi, Italia, solo per citare quelli maggiormente colpiti da questo tipo di provvedimenti.
Dalla discussione su come fronteggiare questa competizione al ribasso sono emerse tre principali aree di intervento per il Sindacato: quella dell’allargamento della base associativa e dunque della rappresentatività, quella dell’ampliamento degli ambiti e del potere della contrattazione e quella del miglioramento della qualità del lavoro; interventi da sostenere soprattutto in quelle aree dove il Sindacato è maggiormente marginalizzato o addirittura inesistente.
Per quanto riguarda le strategie per l’incremento degli iscritti e dunque della rappresentanza, sono state presentate, da diversi Paesi, buone pratiche ed esempi concreti per il conseguimento di risultati apprezzabili. E’ stato evidenziato come, alla base di un buon risultato, sia necessario un progetto mirato al settore sul quale si vuole intervenire, analizzando preventivamente i bisogni dei lavoratori e predisponendo risposte che, dove possibile, devono travalicare anche i confini dell’ambito lavorativo. Il tutto con una particolare attenzione ai giovani, in grado di fornire una partecipazione sindacale attiva e coinvolgente.
Su questo tema si è deciso di attuare un programma di proselitismo, da parte delle singole Organizzazioni Affiliate, i cui risultati saranno oggetto di analisi nel prossimo Congresso del 2020.
Sul secondo punto – ampliare gli ambiti ed il potere della contrattazione – si è partiti invece dall’analisi dei recenti sviluppi politici, giuridici, economici e sociali vissuti nell'Unione europea, riscontrando come questi, nella maggior parte dei casi, hanno inciso negativamente sul potere contrattuale del Sindacato soprattutto a livello settoriale e nazionale. Un tema che richiede risposte anche di ambito normativo, affinché venga riconosciuto il fondamentale ruolo sociale svolto dalle Organizzazioni sindacali. Particolarmente significativo, in tal senso, l’ambizioso progetto messo in campo dalla CGIL, con la Carta dei Diritti.
Migliorare la qualità del lavoro governando il cambiamento dei processi produttivi ed operativi è stato il terzo nodo affrontato. La digitalizzazione, il lavoro precario e discontinuo, il cambiamento demografico sono solo alcuni dei fattori chiave che stanno imprimendo rapidi cambiamenti nel mondo del lavoro in generale, ma in modo molto più marcato nel settore dei servizi. Su questo difficile terreno di confronto il sindacato deve rapportarsi con una serie di lavori in rapida trasformazione e nuove attività. Queste ultime, talvolta, svolte fuori dalle sedi lavorative attraverso l’esclusivo ausilio delle connessioni digitali. Un ambito nel quale norme orari e compensi diventano termini privi di contenuto.
Su tale terreno la parola inclusione riassume, ancora una volta, il percorso tutt’altro che semplice ma obbligato che i Sindacati devono intraprendere per poter avvicinare e rimanere accanto a questa moltitudine crescente di lavoratori. Anche in questo caso la costituzione di specifiche Categorie/Strutture preposte ad operare sui lavoratori atipici rappresenta un esempio da esportare in tutti i Paesi.
Ampio spazio è stato dedicato, naturalmente, al fenomeno dei rifugiati e dei migranti. Un argomento sul quale è emersa, dalla totalità degli interventi, la volontà del Sindacato di far sentire la propria voce presso la Commissione Europea affinché ci sia,finalmente, una risposta univoca e concreta di tutti gli stati membri. Una risposta che deve basarsi sui valori della solidarietà e dell’accoglienza, nel pieno rispetto di quelle norme internazionali che oggi sempre meno vengono garantite a chi bussa alle porte del nostro Continente. Una missione ineludibile, da portare avanti anche se, ove necessario, andrà ottemperata con le necessarie misure di sicurezza imposte dal dilagante fenomeno del terrorismo internazionale.
Ottimo il risultato elettorale ottenuto da Oliver Roethig che è stato riconfermato Segretario Generale, ruolo nel quale sarà affiancato da Frank Bsirske eletto Presidente.
Molti gli apprezzamenti ricevuti da SLC sul lavoro organizzativo svolto per la Conferenza, in particolar modo per la cerimonia di apertura che si è conclusa con una lunga standing ovation da parte di tutta la platea.
Al termine dei lavori la Delegazione italiana ha salutato tutti i convenuti e passato simbolicamente “la staffetta” alla Delegazione belga chiamata ad organizzare il V UNI Europa Regional Conference a Bruxelles nel 2020.
Maurizio Feriaud

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