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Produzione culturale

Lettera delle segreterie nazionali di SLC CGIL, FISTEL CISL, FIALS CISAL.

Nonostante gli impegni verbali e formali assunti in più sedi da diversi responsabili istituzionali delle Fondazioni Lirico Sinfoniche, il Ministero dei beni e delle attività culturali continua di fatto a rifiutare un concreto confronto di merito sulle reali cause della crisi del Settore, non attivando Tavoli specifici e Tavoli interministeriali così come da tempo sollecitati pure dalle Parti sociali.
Tali confronti, già previsti anche da atti parlamentari e provvedimenti legislativi, si rendono sempre più necessari e indispensabili per una proficua riforma di Sistema che possa garantire i livelli di eccellenza culturale che i nostri Teatri di produzione lirico‐coreutica rappresentano in Italia e nel mondo.
E’ del tutto palese, e i fatti lo stanno a dimostrare, come negli anni la Direzione Generare dello Spettacolo dal Vivo non abbia operato nel ricercare soluzioni condivise ed efficaci per la tutela dell’Arte musicale italiana ma, al contrario, sia stata talvolta concausa dell’aggravarsi di molti problemi irrisolti, rifiutando e spesso ostacolando concreti tavoli di confronto e favorendo ripetuti fallimentari commissariamenti in diverse Fondazioni.
Il Direttore Generale stesso è mancato nell’ottemperare ad alcuni suoi fondamentali compiti che le normative vigenti gli conferivano. Ad esempio: per anni ha colpevolmente omesso di dare seguito a concrete azioni per ottimizzare e razionalizzare l’impiego delle risorse, cosi come espressamente previsto dal Decreto del 28 febbraio 2006 del Ministro per i beni e le attività culturali (Disposizioni in materia di coordinamento delle Fondazioni Lirico‐Sinfoniche ‐ G.U. N,73/2006‐), che demanda proprio direttamente a Lui specifici compiti (tra i quali rientra l’attivazione della fondamentale Conferenza dei Sovrintendenti tutt’ora inesistente) e le altre diverse azioni proprio finalizzate a razionalizzare e ottimizzare i costi su voci di spesa relative alla produzione e allestimento degli spettacoli.
Addirittura, la citata normativa del 2006 (art. 1 comma 2) è stata beffardamente sostanzialmente riciclata nella L.112‐2013 (art 11. comma 18) “spacciandola” come un dato innovativo, per far apparire al Legislatore volontà ministeriali di controllo e rigore che invece i fatti hanno dimostrato e dimostrano essere del tutto inesistenti.
Si continua a fare impropriamente strumentale propaganda disinformativa, volendo far credere che i problemi delle Fondazioni Lirico Sinfoniche siano da imputare unicamente ai lavoratori e al costo del lavoro. Si omette invece di evidenziare che le reali cause della non tenuta complessiva del Sistema sono in buona parte strettamente legate ad incapacità ed incompetenza gestionale, e a volontà precise di non reale controllo verso chi opera senza trasparenza e correttezza.
Come da noi in più occasioni evidenziato, l’entità del debito complessivo delle Fondazioni Lirico Sinfoniche non è solo dovuto ad una mancata previsione preventiva di finanziamenti pluriennali certi ed ai ripetuti improvvisi (e non programmati) tagli del FUS e delle risorse decentrate, ma è in buona parte da imputare anche a: inadeguatezza di molte Dirigenze gestionali (Sovrintendenti, Direttori Artistici ecc) nel non essere capaci di organizzare le attività di Produzione artistica in modo tale da utilizzare e ottimizzare al meglio il potenziale offerto dai luoghi e dalle risorse umane a loro disposizione; costi di produzione sovente esagerati legati anche a scelte di costosissimi fallimentari allestimenti non adeguatamente utilizzati (talvolta distrutti dopo poche recite); una non oculata politica degli appalti spesso ingiustificatamente troppo costosi (per far realizzare scene e costumi, per molteplici servizi, ecc) a discapito della più economica produttività interna; una scarsa attenzione nell’utilizzo equilibrato e organico del repertorio di ciascun Teatro; una colpevole sottovalutazione delle possibili ottimizzazioni realizzabili con coproduzioni coordinate e di scambio tra le Fondazioni; inappropriate operazioni finanziare con le banche comportanti il pagamento di ingiustificati interessi crescenti che in alcuni casi hanno assunto addirittura caratteri anatocistici e ai limiti dell'usura; debordanti ingerenze di agenzie ed impresari legati anche allo star‐system; assenza di politiche ministeriali coerenti e a tutela del valore culturale e della qualità produttiva delle Fondazioni Lirico Sinfoniche.
Si è assistito addirittura a tentativi devastanti di “esternalizzazione” dei Complessi artistici che avrebbero sicuramente compromesso la qualità produttiva e l’eccellenza universalmente riconosciuta alla produzione musicale italiana (eclatante il dissennato caso creato dal Sovrintendete del Teatro della Capitale che ne ha ridicolizzato e declassato il prestigio culturale). Il valore essenziale per il raggiungimento di una capacità produttiva di eccellenza nei centri di produzione culturale è rappresentato dal costante lavoro di insieme e in osmosi del personale artistico e tecnico che deve necessariamente e imprescindibilmente essere stabile.
A fronte di queste articolate evidenti problematiche dov’è stato l’intervento del Direttore Generale dello Spettacolo che deve per ruolo tutelare gli interessi della cultura italiana ed impedire che un sistema finanziato da denari pubblici possa alimentare interessi esterni contribuendo al progressivo deterioramento e conseguente smantellamento della produzione culturale lirico‐coreutica italiana?
Pertanto siamo a stigmatizzare al Ministro e alle Commissioni parlamentari di competenza, la urgente necessità di interventi mirati e finalizzati a rimuovere le condizioni e situazioni ostative che nei fatti continuano ad impedire la tutela del patrimonio della produzione culturale italiana ma favoriscono invece interessi altri.
Si chiede al Ministro e alle Commissioni in indirizzo la conferma dell'interesse e dell’investimento pubblico a salvaguardia del Sistema di produzione musicale‐coreutico nazionale, stabilendo pure chiare regole di responsabilità gestionale. Si sollecita altresì l’attivazione di tavoli specifici includenti tutte le Parti sociali, anche di natura interministeriale, che affrontino con competenza e serietà le concrete problematiche evidenziate.

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