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Produzione culturale

UN ACCORDO PERICOLOSO E TUTT’ALTRO CHE PROVVISORIO

Alla seconda riunione la trattativa con l’azienda si è chiusa, ma non per raggiunto accordo: l’impianto del testo aziendale resta sostanzialmente invariato ed il tavolo sindacale si è separato, come si può facilmente desumere dal testo (che si allega) sottoscritto solo da Fistel Cisl e Uilpa con l’azienda.

Restano invariate la disponibilità oraria dalle 8 alle 20, le modalità inique e sbilanciate di recesso (sempre possibile per l’azienda ma solo teoricamente azionabile dal dipendente), il divieto di uso alternativo del computer aziendale, il rifiuto di compensare i turni, la chiusura totale sul tema dei buoni pasto e dei ristori, persino il rifiuto di stabilire l’irrevocabile temporaneità di un accordo-ponte che infatti è prorogabile indefinitamente, ed infine la variabilità dei riferimenti normativi dopo la firma dell’accordo individuale.

Secondo l’amministrazione e secondo le sigle che firmano l’accordo, essere soggetti ad un orario affidato giorno per giorno alla discrezionalità dell’azienda non rappresenta evidentemente un grave peggioramento delle condizioni di lavoro, per di più senza che si possa godere di alcuno dei benefici della autodeterminazione propria del lavoro agile o, in alternativa, della libertà post-lavorativa comunque offerta dal regime orario previgente.

Ciascuno è ovviamente responsabile delle proprie posizioni, ma i lavoratori devono ragionare su cosa comporti passare ad un contratto e ad un rapporto individuale con l’azienda, senza alcuna garanzia di uniformità, non sorretto da un accordo che rappresenti la maggioranza dei dipendenti e gravemente peggiorativo delle previsioni del CCNL, sia in termini economici che normativi.

Nel testo degli accordi individuali, resi ai sensi della L. 81/2017, non è rispettata la previsione di equità di trattamento rispetto a chi lavora in presenza e non sono neppure esplicitate le fattispecie disciplinari, che quella stessa Legge specifica dover essere nuovamente identificate per la modalità di lavoro da remoto, con un effetto di totale discrezionalità ed incertezza che favorirà il già massivo ricorso ai sistemi sanzionatori per colpa di regole non adattate e non comunicate.

Non ci sembra di essere “irresponsabili” nello svolgere con coscienza il ruolo di rappresentanza e nel chiedere garanzie per i lavoratori, a fronte di un mutamento che promette di permanere – nelle regole e nelle specifiche che si decidono oggi – nella normativa aziendale futura, e non sarà più soggetto all’intermediazione efficace delle parti sociali, siccome affidato non già ad un accordo unanime, ma unicamente alla contrattazione tra singolo lavoratore ed azienda.

Nessuna modifica sostanziale richiesta è stata accolta, sebbene la proposta che perveniva dalle quattro sigle maggiormente rappresentative per numero di iscritti in SIAE non comportasse alcun costo ulteriore, con buona pace delle divertenti affermazioni del Direttore Generale, rispetto a quanto già stabilito dal Contratto di lavoro.

Un brutto accordo sindacale, che si pretende “collettivo”, ed un brutto testo di accordo individuale, molto pericoloso da sottoscrivere per ogni lavoratore. Un atto sconsiderato di chi si rifiuta di ascoltare, cercando in tutti i modi di evitare il merito delle questioni, invocando la responsabilità altrui per nascondere la propria.

La crisi che colpisce il Paese e l’Ente meriterebbe sobrietà, coraggio e consapevolezza, non lo scaricabarile di un ricco gruppo dirigente.

Se si vuole affrontare la crisi di liquidità bisognerebbe avere il coraggio di discutere con il Sindacato di investimenti e spese, di contratti, di esodi e nuove assunzioni e forme contrattuali, dimostrare cosa si sta facendo e non quello che si vorrebbe fare, ma non si fa per colpa del nemico di turno. Il nemico odierno sono le Organizzazioni Sindacali e il loro accordo a costo zero, mentre “responsabili” sono coloro che si piegano e lavorano senza fare domande, perché anche chiedere il pagamento di un turno di notte potrebbe mandare l’Ente in default. Questo è il livello dell’interlocuzione, cui non siamo e non saremo mai disposti a scendere.

Arriveranno a breve a tutti i dipendenti gli accordi individuali da firmare: noi non li firmeremo e se saremo in tanti, oltre a scongiurare le gravi conseguenze a danno dell’impianto normativo faticosamente difeso negli anni, costringeremo l’azienda a tornare al tavolo negoziale per stabilire regole eque e condivise. Chiariamo intanto a tutti i lavoratori dell’Ente che l’accordo sottoscritto oggi da una minoranza sindacale non ha un effetto autonomo e non si applica automaticamente a tutti i dipendenti, ma disciplina il testo di un accordo individuale che deve essere sottoscritto singolarmente per avere efficacia. Se il lavoratore non lo firma, l’accordo non ha validità, perché l’accordo sottoscritto da una sparuta minoranza non ha valore.

SLC CGIL
CONFSAL CADA
CISAL
FNC UGL COMUNICAZIONI

Roma, 16 aprile 2021

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