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Nota alle Strutture

 

 

 

Leggo un comunicato/volantino relativo al CCNL TLC dal titolo “una ipotesi di accordo da rigettare” a firma “LA CGIL CHE VOGLIAMO” SLC-CGIL NAZIONALE.

Non entro nel merito dei contenuti del documento suddetto, peraltro pieno di inesattezze e di interpretazioni totalmente infondate; mi limito ad evidenziare due aspetti formali.

1)      “La Cgil che vogliamo” è una semplice istanza congressuale componente del Direttivo Nazionale di SLC con 5 rappresentanti su un totale di 110. Virgolettare solo “La Cgil che vogliamo” e aggiungere sotto SLC-CGIL Nazionale si presta, secondo me volutamente, a far intendere che quel documento sarebbe espressione di tutto il sindacato, mentre così non è. Siccome le firme sono importanti, rilevo che non sono ammesse mistificazioni di alcun genere.

2)      SLC-CGIL ha deciso, in coerenza con la Confederazione, di definire percorsi democratici chiari e unitari ai quali sono rimesse le valutazioni esclusive sulle vertenze contrattuali. Infatti l’ipotesi di accordo è stata prima sottoposta al voto della delegazione unitaria trattante e, successivamente, sottoposta al vaglio dei lavoratori. Tutto è perfettibile a questo mondo, soprattutto in tema di democrazia; ma non si può attribuire un ruolo fondamentale alle delegazioni unitarie e a tutti i lavoratori e, contemporaneamente, esprimere giudizi di organizzazione - anche di una piccolissima parte di essa - in netto contrasto con le determinazioni assunte da strutture unitarie condivise, dentro percorsi unitari altrettanto condivisi.

Capisco che praticare la democrazia non sia un esercizio sempre facile, anche perché essa si realizza attraverso regole condivise fatte per essere gestite, ma, soprattutto, rispettate; e immagino che chi si ritenga depositario di verità universali, dentro tali regole, si senta un po’ a disagio. Noto, con qualche preoccupazione, che la compagnia di chi ritiene le prassi democratiche un intralcio, sensibilmente, s’allarga.

 

Massimo Cestaro

Segretario Generale SLC-CGIL

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