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Venerdì 6 febbraio u.s., l’amministratore delegato, Marco Patuano, ha illustrato alle Segreterie Nazionali le decisioni aziendali scaturite a seguito della bocciatura dell’ipotesi di accordo, sottoscritta in data 18 dicembre 2014, di riorganizzazione del settore caring.
L’azienda, preso atto del risultato del voto dei lavoratori, ha comunicato di aver riavviato il progetto originario, accantonato a seguito degli accordi sottoscritti in data 27 marzo 2013, per “societarizzare” del perimetro di attività ricomprese nell’odierna divisione.
L’operazione prevede la costituzione di una nuova società, di completa proprietà di Telecom Italia, cui conferire le attività. Il tempo necessario per completare il processo è stato indicato in 4/5 mesi.
In tale periodo, l’azienda ha affermato che per quanto attiene la chiusura delle sedi, si muoverà nell’ambito di quanto definito dagli accordi sottoscritti nel 2013, decidendo unilateralmente tempi e modalità.
In tale modo, i vertici aziendali hanno inteso leggere il risultato del referendum come se la decisione assunta rappresentasse il rispetto della volontà dei lavoratori.
Come Segreteria Nazionale abbiamo evidenziato che tale interpretazione è forzata perché in nessun modo il lavoratore ha inteso scegliere tra la riorganizzazione o la societarizzazione.
Il voto dei lavoratori ha solo manifestato un dissenso rispetto i contenuti di un’ipotesi di accordo, i cui termini, evidentemente, non sono stati accettati.
Gli accordi sottoscritti in data 27 marzo 2013 hanno dimostrato che in questo ambito aziendale ci sono stati importanti risparmi, grazie ai sacrifici e all’impegno dei lavoratori e, nonostante quell’accordo intervenisse in maniera molto più rilevante, si è raggiunto un accordo che ha visto un’importante condivisione della delegazione trattante.
Su questo elemento sarebbe necessario riflettere e ripartire.
Societarizzare Caring Services sarebbe controproducente per la motivazione delle persone che continuano a svolgere con dignità il loro lavoro, alla scrivania e in cuffia da anni e anni, e sono riusciti a mantenere ritmi e tempi di lavoro invidiabili con una professionalità unica nel mondo delle TLC.

I lavoratori vogliono un’azienda che insieme a loro costruisca un futuro, che sappia rilanciarsi sul mercato con tutte le professionalità che la compongono. All’azienda non deve sfuggire che quanto sta accadendo in Caring Services è sotto l’occhio attento di tutti i lavoratori di Telecom Italia.
Non si può e non si deve avviare un processo di societarizzazione scaricandone la responsabilità sul voto dei lavoratori.
Andrebbe analizzato, invece, il metodo con cui l’azienda ha scelto di confrontarsi con le rappresentanze dei lavoratori. Un metodo anomalo, fatto di forzature e minacce che non hanno consentito alla delegazione di vivere il progetto di riorganizzazione e potersi confrontare sui risvolti che lo stesso avrebbe prodotto.
Contrariamente a quanto fatto con gli accordi sottoscritti in data 27 marzo, si è scelto di non far partecipare all’insieme della trattativa il coordinamento delle RSU, ma di comunicargli solamente gli esiti, modificando radicalmente quanto avvenuto in tutte le difficili trattative svolte negli ultimi anni nell’intero settore delle TLC.
Inoltre, qualcuno ha pensato possibile mettere in campo una prova muscolare, facendo una forzatura al tavolo che ha prodotto risultati nefasti che oggi sono sotto gli occhi di tutti.
Aver scelto di non voler provare a condividere e convincere le delegazioni territoriali ma di forzare loro la mano è la vera responsabilità del risultato del voto: da li è necessario ripartire.
Telecom Italia non può fare l’errore di societarizzare il Caring, sarebbe un errore fatale nel percorso di rilancio intrapreso dall’Amministratore Delegato. Infatti, per un’azienda di servizi il fattore umano rappresenta la vera leva sui cui poggiarsi per il successo nei mercati.
Come già fatto in altre occasioni, chiediamo ai vertici aziendali di riflettere sugli errori commessi dal tavolo negoziale, evitando che questi inducano a compiere errori anche più gravi.
Per questo, sarebbe opportuno concedersi una pausa di riflessione, fare un’analisi profonda di quanto accaduto, avviare tutto quello che accumuna lavoratori e azienda e rimandare la discussione sui punti che hanno diviso le parti a un secondo momento, dopo che il confronto con le rappresentanze dei lavoratori abbia avuto modo di condividere tutto il progetto riorganizzativo.
Se, invece, l’azienda deciderà di procedere sulla strada della societarizzazione deve sapere che SLC CGIl sarà con i lavoratori a contrastare un progetto che rischia di essere un clamoroso autogol per il futuro dell’azienda.

La Segreteria Nazionale SLC-CGIL

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