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Telecom Italia ha confermato ieri all’incontro presso il Ministero dello Sviluppo Economico quanto già annunciato nei giorni scorsi.
Oltre a confermare i 1700 esuberi strutturali (nelle aree di staff, nel cross activity di Open Access, nella Directory Assistance e nell’informatica), l’azienda ha formalizzato la propria offerta per non societarizzare la divisione caring services : il riconoscimento da parte sindacale di ulteriori 1300 esuberi, l’accordo sul controllo individuale della produttività (ma non era superato dagli eventi??), passaggi di personale verso altri settori aziendali e l’attivazione dell’art. 4 della “Legge Fornero” per il pensionamento anticipato.
Come SLC-CGIL non abbiamo potuto che ribadire ciò che andiamo dicendo da settimane.
L’esistenza di esuberi strutturali in Telecom Italia, dopo quattro anni di ammortizzatori sociali e un accordo molto complesso come quello del 27 marzo 2013 finalizzato proprio al superamento delle eccedenze, è del tutto pretestuosa. Noi abbiamo espresso da subito la nostra assoluta disponibilità ad affrontare il tema delle eventuali riprofessionalizzazioni in ambito delle aree di staff attraverso un percorso di analisi serio di un mondo composito. Tutto il resto continua ad avere un intollerabile aspetto di strumentalità trattandosi di aree dove si è massicciamente intervenuti negli ultimi 4 anni sia con il ricorso agli ammortizzatori sociali sia con programmi di reinternalizzazione di attività.
Un capitolo a parte merita poi la vicenda del caring. Qui le piroette aziendali diventano addirittura ardite. “Pur confermando che nel caring non ci sono esuberi” (citiamo letteralmente documenti sindacali in circolazione in queste ore) ci sembra di poter dire che, semplicemente, viene dato un prezzo all’ennesimo scambio. Una societarizzazione oramai del tutto inverosimile diventa il pretesto per imporre ai lavoratori un sacrificio economico che oggi, dopo le manovre degli ultimi 4 anni, è del tutto incomprensibile ed ingiusto. Con lo sfregio ulteriore della richiesta di procedere comunque ad un accordo sul controllo individuale dopo aver spiegato al mondo, per bocca del capo del personale, che quello non era più il problema del caring.
Il tema purtroppo è molto semplice. In queste ore qualche volenteroso sta andando in giro a dire che, in fondo, con qualche ora di solidarietà ci si compra la tranquillità. Noi ci chiediamo molto semplicemente di quale tranquillità stiamo parlando. La SLC-CGIL non è contro gli ammortizzatori sociali come sostiene qualcuno (che poi scrivere una cosa simile è francamente ridicola, potrebbe equivalere al dichiararsi contrario all’invenzione della penicillina da parte di un medico), semplicemente non accettiamo che l’ammortizzatore sociale sia ormai derubricato in Telecom Italia al rango di una sorta di “tassa” annuale. Così facendo si perde totalmente il senso delle cose. La SLC-CGIL ha firmato e firmerà ancora accordi sugli ammortizzatori sociali se questi hanno un senso e sono finalizzati al superamento di crisi occupazionali. In Telecom ormai qualcuno pensa di poter utilizzare gli ammortizzatori come una sorta di doping permanente. Non vorremmo che si stia acquistando semplicemente l’eutanasia dell’azienda. In queste ore l’Amministratore Delegato di Enel dichiara ad un giornale molto vicino al Governo che la banda Larga la realizzeranno loro grazie a 35 milioni di nuovi contatori digitali installati in tutte le case del Paese. Bene, se questo è il disegno deve essere chiaro a tutti, A TUTTI, che si è deciso che Telecom Italia nell’immediato futuro sarà destinata ad forte ridimensionamento, se non alla smobilitazione. Il ministro dello Sviluppo Economico anziché benedire questa operazione di lenta eutanasia dovrebbe dare spiegazioni chiare sul futuro di una azienda che noi ci ostiniamo a considerare strategica. Magari preoccupandosi di chiedere al nuovo azionista di riferimento francese di chiarire quanto prima il progetto di sviluppo per l’azienda.
Tutto questo mentre ormai l’azienda adotta politiche commerciali fallimentari che non aggrediscono i segmenti pregiati del mercato, con una rete vendita non sempre adeguata ed una organizzazione del lavoro in ambito open access (quindi un settore vitale per l’azienda) tutt’altro che perfetta a tutto vantaggio degli appalti esterni e con evidenti ritorni negativi sulla qualità complessiva del servizio (anche qui qualcuno dalla memoria molto corta dimentica l’estrema onerosità delle multe prese dall’azienda per questioni regolatorie, multe non certo imputabili ai lavoratori ma riconducibili a precise scelte del management).
E’ chiaro che così un’azienda non va da nessuna parte. Quale piano di sviluppo veramente credibile si può fare in questo modo?
Il 4 agosto, con questi presupposti, la SLC-CGIL come già dichiarato al tavolo ministeriale non percorrerà la strada tracciata da altri in queste ore. In quella riunione infatti non si farà altro che chiedere al sindacato di certificare l’esistenza di 3000 esuberi, prendendo peraltro un impegno per l’utilizzo di ammortizzatori sociali di cui, né oggi ne presumibilmente il prossimo 4 agosto, si conoscono nè il funzionamento né la reale onerosità per i lavoratori. Alla fine dell’eventuale ammortizzatore sociale l’azienda si troverà comunque 3000 esuberi certificati da parte sindacale. Se invece Telecom dovesse rinsavire e volesse occuparsi davvero dello sviluppo dell’azienda, comprese le manovre di riprofessionalizzazione utili anche se difficili da gestire con i lavoratori interessati, la SLC-CGIL è pronta da adesso.

La Segreteria nazionale di SLC-CGIL

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