“Solo in Italia un’azienda può riempire i giornali dichiarando la necessità di dover assumere 4000 giovani prima, per poi sottoscrivere un accordo su 3330 esuberi. E solo nel nostro Paese si può realizzare un accordo in sede Ministeriale certificando esuberi che nella realtà non esistono e di cui nessuno conosce collocazione e ambito di attività.” Così Michele Azzola, segretario nazionale di Slc Cgil, commenta l’accordo sottoscritto dal Ministero, Cisl e Uil.
”Null’altro se non arroganza può portare a dichiarare di voler gestire gli esuberi con i contratti di solidarietà quando il recente decreto di riforma degli ammortizzatori sociali non chiarisce se per un’azienda che ne ha già usufruito per quattro anni consecutivi vi sia ancora disponibilità di utilizzo, nè valutare gli impatti della riforma che incidono pesantemente sulla retribuzione dei lavoratori.”
“Non è la trama di un film surreale ma sono i contenuti dell’accordo quadro sottoscritto oggi al Ministero dello Sviluppo Economico. Talmente surreale che lo stesso Ministero non ha sottoscritto l’intesa, firmata solo dalle parti, limitandosi a redigere un verbale d’incontro, forse per evitare di dover certificare esuberi per i quali non è stata affrontata la discussione prevista dalla legislazione vigente impedendo ogni approfondimento sulle motivazioni e sugli interventi necessari a ridimensionarli.”
“Si accantona, infine, definitivamente il progetto di assunzioni attraverso lo strumento della solidarietà espansiva, messo a disposizione dei recenti decreti voluti dal Governo, che prevede che vi si possa ricorrere solo a condizione che non siano stati utilizzati strumenti di ammortizzatori difensivi nei 12 mesi precedenti.”
“Il tutto su un accordo “quadro” privo di ogni efficacia – sottolinea Azzola - e che rimanda a successivi accordi da definire in azienda con la presenza delle RSU, per le quali i firmatari hanno nei giorni scorsi deciso arbitrariamente e in maniera difforme da quanto previsto dagli accordi interconfederali, di prorogarne la validità cercando di impedire il legittimo voto dei lavoratori per evitare un giudizio sul comportamento del sindacato in azienda.”
“Telecom, principale operatore di TLC coinvolto dalle riorganizzazioni mondiali del settore e alla presa con una difficile situazione di mercato, decide così di sottoscrivere un accordo privo di ogni efficacia, poiché l’accordo “quadro” definisce solamente un impegno politico da concretizzarsi con successivi accordi sottoscritti con le RSU, escludendo il principale interlocutore presente in azienda: Slc Cgil, che da sola ha ricevuto quasi il 40% dei consensi dei lavoratori.”
“A cosa servirà questa inutile prova di forza? – chiede Azzola - Solo a inasprire il confronto in azienda, condizione gravissima per un operatore di servizi che per uscire dalla grave crisi di mercato dovrebbe in primis fare una scommessa con l’insieme dei suoi dipendenti. Invece, si rinuncia a seguire gli accordi del 27 marzo 2013, che hanno consentito ingenti risparmi all’azienda attraverso efficienze e internalizzazioni di attività, per affrontare un’avventura i cui risultati saranno tutti da conquistare e che produrrà una ulteriore scollatura tra vertici aziendali e i dipendenti.”
“La giustificazione sindacale per la firma di tale intesa sta nell’evitare una societarizzazione del servizio caring che non è mai stata nelle reali volontà aziendali come si può tranquillamente comprendere da tutti gli atti ufficiali della società.”
“Slc Cgil non potrà che reagire a questa provocazione nell’unico modo che ritiene accettabile – conclude il sindacalista: avviare un confronto con i lavoratori, consentire loro di scegliere la propria rappresentanza aziendale attraverso il voto previsto dagli accordi interconfederali, aprendo una vertenzialità su ogni singola tematica, per garantire i diritti e le tutele del personale ed evitare che una gestione non sempre brillante, vedasi le multe milionarie erogate dal soggetto regolatore che da sole valgono svariate volte quanto si risparmia con la solidarietà, sia pagata solo dai lavoratori.”