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Spett.le Commissione Parlamentare di Indirizzo e Vigilanza

Presidente della Commissione
 
Oggetto: audizione sulle criticità delle Società del gruppo RAI 

Le scriventi OO.SS., SLC-CGIL FISTEL-CISL UILCOM-UIL FNC-UGL SNATER LIBERSIND. CONF.SAL, in relazione alla convocazione per l’audizione, vi forniscono un documento unitario che raccoglie alcune considerazioni sullo stato critico della Rai che, e delle ragioni che hanno portato alla mobilitazione generale e alla proclamazione dello sciopero generale del 26 maggio 2023.
 
CONTRATTO DI SERVIZIO PUBBLICO
Il Contratto di Servizio RAI ha per oggetto l'attività che la Società concessionaria svolge ai fini dell'espletamento del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale e, in particolare, l'offerta diffusa attraverso le diverse piattaforme, in tutte le modalità; la realizzazione dei contenuti editoriali, l'erogazione dei servizi tecnologici per la produzione e la trasmissione del segnale in tecnica analogica e digitale; la predisposizione e gestione dei sistemi di controllo e di monitoraggio.
Il Contratto stabilisce l’insieme di obiettivi, di indirizzi operativi, di parametri di qualità, di tipologie di programmi la cui realizzazione è affidata all'autonoma capacità editoriale della Società concessionaria nel rispetto dei principi e dalla normativa di riferimento.
Il Contratto di Servizio attualmente vigente pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 7 marzo 2018) è riferito copre il quinquennio 2018-2022, in coerenza con le disposizioni della Convenzione per l'affidamento della concessione del servizio radiofonico, televisivo e multimediale, approvata con D.P.C.M. del 28 aprile 2017 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 23 maggio 2017), per il quale è stata prevista una proroga nel Decreto c.d. Mille proroghe 2023.
“Nel merito, il comma 2 del citato art. 12 dispone che “Al fine di consentire il rispetto del termine stabilito dall’articolo 5, comma 6, della legge 28 dicembre 2015, n. 220, nonché il pieno esercizio delle competenze della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, il termine di scadenza del contratto di servizio vigente tra il Ministero delle imprese e del made in Italy e la RAI – Radiotelevisione italiana S.p.a. è differito al 30 settembre 2023”.
Il mancato rinnovo del contratto di servizio pubblico, renderebbe la Rai debole, e denoterebbe una scarsa attenzione del Parlamento verso lo stesso di servizio pubblico radiotelevisivo: un principio di rilevanza costituzionale per le sue implicazioni relative alla libertà d’informazione e per il pluralismo. 
 
PIANO INDUSTRIALE
Sebbene si tratti di una competenza esclusivamente aziendale, riteniamo vitale che il Parlamento sia edotto delle criticità palesatesi sul merito della questione. L’Azienda, pur riconfermando quanto già esposto con le famose linee guida, e preannunciando una prossima, quanto improbabile (aggiungiamo noi) uscita del Piano Industriale completo, ha comunicato la propria impossibilità a darne dettaglio dei contenuti.
Il Piano Industriale mai approvato, e mai stato oggetto di confronto serrato con le parti sociali, presenta, all’avviso di queste OO.SS. grandi criticità.
Dal nuovo AD, che ha convocato queste OO.SS. in data odierna alle ore 17.00, auspichiamo un cambio di passo, chiederemo una nuova stagione di relazioni industriali.
In attesa di avanzamenti ormai improcrastinabili, siamo fermi ad un’Azienda, che da almeno dieci anni, e, non si sa per quanto tempo ancora, è obbligata a navigare a vista, senza avere certezza su dove e come approdare, con tutto quello che ne consegue in termini di efficienza e tenuta complessiva.
 
PIANO IMMOBILIARE
La precedente gestione ha dettagliato un piano ambizioso, certamente ben congegnato che, nei prossimi dieci anni, dovrebbe traghettare gli immobili RAI verso il futuro. Un piano in linea con quanto già illustrato nelle linee guida, e che non ripeteremo nei dettagli. Ci limiteremo a ribadire le nostre perplessità, che racchiudono anche le ragioni per cui il nostro giudizio non può che essere sospeso anche su questo tema.
Parliamo infatti di un Piano Immobiliare che ci è stato presentato come decennale, e che dovrebbe, quindi, essere riconfermato per ben tre consigliature. Pensare che, rimanendo così la governance, ben tre AD e CDA lo accettino senza fare modifiche o drastici cambiamenti ci appare francamente ottimistico. Le risorse per realizzare il Piano dovrebbero poi arrivare attraverso un sostanziale autofinanziamento, dato dal combinato disposto di alienazioni di Sedi non indispensabili, di risparmi di gestione e di stanziamenti di budget annuali.
Le OO.SS. hanno quindi sottolineato come almeno due di queste voci (i finanziamenti annuali e le alienazioni) siano fortemente aleatorie, essendo legate ai flussi di mercato e alla congiuntura: per questo, pur apprezzando la ratio del Piano, sospendono il giudizio sulla sua effettiva fattibilità
 
CANONE IN BOLLETTA
Per ciò che riguarda la riscossione del Canone, l’Azienda ha confermato la propria preoccupazione per la tenuta dei conti aziendali, nel caso venisse confermata la prospettiva di toglierne la riscossione dalla bolletta elettrica. Trattandosi però di una decisione spettante alla politica, pur avendo esternato le proprie preoccupazioni al Ministero dell’Economia, ne aspetta le decisioni e le soluzioni alternative.
 Le OO.SS., che attendono ancora una risposta dal Ministro Giorgetti alla loro richiesta d’incontro sul tema, manifestano a questa Spettabile Commissione la loro preoccupazione verso questa decisione.
Togliere la riscossione del Canone dalla bolletta elettrica, senza prevedere un finanziamento equipollente in alternativa, significa privare RAI della certezza delle entrate. Nessuna Azienda è in grado di sopravvivere senza risorse e senza flussi di cassa quantificabili, e, nel caso specifico di Rai, questo significherebbe assoggettare l’Azienda agli umori del Governo di turno, qualunque esso sia, con risultati esiziali per il suo futuro. 
Inoltre, togliere il Canone dalla bolletta elettrica significherebbe probabilmente dare nuovo fiato all’evasione di quella che, viene a torto considerata da molti un pesante prelievo
 
SITUAZIONE FINANZIARIA
Da un punto di vista finanziario, RAI ha dichiarato che, dei 625 milioni di debito consolidato previsti dal budget, il bilancio 2022 si chiuderà con 580 milioni di debito. Il budget 2023 prevede che il debito crescerà a 650 milioni, sperando in una diminuzione in corso d’opera. Per quanto riguarda il bilancio annuale, anche questo chiuderà con un leggero avanzo, ferma appunto restando la gravità dei debiti consolidati.
 Le OO.SS. hanno ribadito il loro giudizio negativo per una gestione finanziaria che ha fatto aumentare il debito senza aggredirne le cause, anzi, a modesto giudizio delle medesime, aggravandole, visto l’utilizzo smodato e (costoso) degli appalti e delle produzioni esterne, che hanno fatto della RAI un terreno di conquista per le società di produzione esterne.
 
FUTURO DI RAIWAY
Anche in questo caso, pur illustrando gli ottimi risultati di esercizio da parte della consociata, l’Azienda non ha potuto sbilanciarsi sul futuro di RAIWAY, dato che la decisione di un eventuale alienazione totale o parziale, con conseguenti fusioni, sia tutta in capo alla politica. Le OO.SS. pur accettando l’evidenza della preminenza della politica su questo tema, hanno però messo in luce si permettono di segnalare al Parlamento sia le preoccupazioni per il futuro del personale oggi in RAIWAY, sia questa sostanziale particolarità di mercato, che vede RAI pagare per la gestione dei MUX più di quanto faccia la concorrenza (Mediaset e il Gruppo CAIRO messi assieme) per lo stesso tipo di servizio. Una contraddizione che, nel caso ci fosse una vendita o fusione con l’attuale concorrente, probabilmente esploderebbe, con conseguenze imprevedibili per la tenuta futura di questo segmento di mercato. Proprio per questo, nel pur nostro limitato campo di intervento, ribadiamo la necessità che il tutto resti in mano pubblica per un interesse anche di sicurezza nazionale.
 
CENTRI DI PRODUZIONE
Pur ribadendo la centralità di tutti i CPTV esistenti e nonostante le dettagliate argomentazioni sugli investimenti tecnologici in atto, l’Azienda non è riuscita ad andare oltre la generica riconferma dell’attuale assetto, cosa peraltro scontata vista l’assenza del Piano Industriale.
Le OO.SS. hanno ritenuto insufficienti le risposte sui Centri di Produzione; Napoli e Torino devono essere messe nelle condizioni di lavorare a pieno regime, avendo il coraggio di imporre questi Centri di Produzione ai conduttori del momento, aldilà delle loro capricciose preferenze.
Milano deve avere certezza di quale sarà il futuro assetto del Centro, perché continuare la produzione su Mecenate, oltreché antieconomico, è addirittura degradante per chi vi lavora.
Roma non può essere ridotta alla cassa di compensazione delle produzioni esterne prese chiavi in mano, o a mera appendice produttiva che, priva di una propria progettualità pluriennale, è costretta a tappare i buchi di una programmazione imperfetta.
 
SEDI REGIONALI
Anche in questo caso, complice l’assenza del Piano Industriale e del Contratto di Servizio pubblico, il tema è stato più argomentato da un punto di vista immobiliare (alienazione e/o razionalizzazione di alcune Sedi) che non da quello del futuro della loro mission.
Le Sedi Regionali che sono l’essenza stessa del Servizio Pubblico Radiotelevisivo non possono essere considerate solo un problema di carattere logistico.
Parlare della loro centralità quando non si capisce cosa l’Azienda voglia farne, privandole di un modello organizzativo alternativo a quello ormai vetusto di Buongiorno Regione, rischia di apparire un modo come un altro per tirare a campare.
Le Sedi Regionali, così come i CPTV, hanno bisogno di un progetto complessivo sul loro futuro, hanno bisogno di investimenti, hanno bisogno del turn over di personale (quello sinora fatto è largamente insufficiente), hanno bisogno di una serie di politiche che la RAI non ha voluto, o non è stata in grado di fare.
Per questo si ribadisce al Parlamento la necessità di approvare a breve il Contratto di Servizio. Solo così si potrà dare certezze e nuova linfa alle narrazioni provenienti dai territori, che non può essere solo informazione di prossimità.

AREA EDITORIALE
Di pari passo con i temi che toccano gli aspetti tecnico produttivi, sono mancate da parte della RAI significative risposte sulla salvaguardia e la valorizzazione delle professionalità interne di questa area.
La sfrenata proliferazione degli appalti sopra e sotto la linea, intacca in profondità la capacità ideativa, organizzativa e produttiva dell’Azienda.
La deregulation che ha caratterizzato il passaggio alle “direzioni di genere”, la ferita creata nelle redazioni dall’applicazione del “giusto contratto”, lo sfrenato ricorso alle collaborazioni precarie (che vanno risolte definitivamente), stanno minando alla radice la possibilità di RAI di competere efficacemente nella produzione di contenuti.
 Non bastano certo gli annunci di future selezioni, è necessario stabilizzare la precarietà dei lavoratori atipici in ambito editoriale, bilanciando l’ingresso degli eventuali nuovi apprendisti, per poi ottimizzare le risorse nell’area editoriale, problema che di anno in anno si fa finta di non vedere.
 
 RADIOFONIA
La perdita di centralità nel panorama radiofonico, frutto di scelte che stanno allontanando sempre più RadioRai dalle nuove generazioni di ascoltatori, deve essere affrontata tempestivamente. Tutto questo in presenza di aumentate spese per collaboratori esterni (anche con primi contratti) e interventi di edilizia nel palazzo di via Asiago.
Anche la chiusura delle Onde Medie ha significato una retrocessione della Radiofonia dalla sua finalità di presidio di Servizio Pubblico oltre i confini territoriali.
 
Dopo aver elencate tutte le diverse criticità che hanno portato alla mobilitazione e alla proclamazione dello sciopero generale del 26 maggio, rimangono da affrontare diverse tematiche che dovrebbero dare certezza e futuro alla Rai.

LA GOVERNANCE
Come organizzazioni sindacali, anche alla luce di quanto sta avvenendo relativamente alla individuazione dei vertici aziendali, sollecitiamo una riflessione sulla durata del CdA, 3 anni, quanto già previsto è un troppo breve per una azienda complessa come la Rai, per avere degli interventi di governance efficaci e concreti. 

IL FINANZIAMENTO PUBBLICO
Altra questione centrale è l’autonomia finanziaria ed economica del Servizio Pubblico Radiotelevisivo e Multimediale.
La scelta di non raccogliere più il canone dalla bolletta elettrica, confermata dagli organi di stampa, pone grandi preoccupazioni sulla tenuta della RAI come Servizio Pubblico Radiotelevisivo e Multimediale.
Il canone fissato a 90 €, è già stato considerato insufficiente per tutti gli oneri previsti dal Contratto di Servizio pubblico, perdere anche la certezza di un gettito finanziario, al momento garantito dalle modalità di pagamento da parte dei cittadini nella bolletta elettrica, pone grandi perplessità sulla tenuta economica e finanziaria della RAI. 
Una parte del c.d. “extragettito” ha continuato a finanziare l’emittenza radiotelevisiva locale; l’esenzione da canone agli ultrasettantacinquenni con bassi redditi; la fiscalità generale.
Inoltre, l’aver determinato che il canone non è più imposta di scopo, ma tassa che con la legge finanziaria viene ripartita su più capitoli di spesa determina una debolezza sistemica della Rai.
Continuiamo a ritenere indispensabile che l’intero prelievo da canone sia destinato alla società a cui è attribuita la Concessione di Servizio Pubblico, non solo perché il Canone è il sostegno pubblico più basso d’Europa, ma anche perché i sistemi di finanziamento dell’editoria piuttosto che dell’emittenza locale, per loro natura, debbono far parte di specifici capitoli di spesa pubblica. 
Il codice appalti, pur nei suoi apprezzabili obiettivi sta però ingessando la Rai, che, non avendo una deroga vera ed efficace sugli acquisti dei mezzi di produzione, si sta avvitando in una tempistica di acquisti farraginosa e molto aleatoria beni e servizi irrinunciabili per la produzione radio televisiva.
È necessario un intervento legislativo che liberi la Rai dal fardello burocratico, che appesantisce e allunga ogni ragionevole tempo per la realizzazione dei programmi radio televisivi.

Altro aspetto, ma forse il più determinante è relativo alla libertà di contenuti e palinsesti editoriali, che sia scevro da ogni condizionamento politico per quanto concerne la scelta di direttori e conduttori, una scelta che dovrebbe essere sempre relegato al miglior programma, del miglior direttore e conduttore, e non verso logiche di vicinanza politica.
Ultimo aspetto ineluttabile, è che si tenga conto sempre più in considerazione per i ruoli dirigenziali del personale interno al CCL RAI, senza sovrapposizioni fra personale giornalistico del personale non giornalistico Rai.

Roma, 18 maggio 2023

Le Segreterie Nazionali 
SLC-CGIL FISTEL-CISL UILCOM-UIL FNC-UGL SNATER LIBERSIND. CONF.SAL 
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