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Produzione culturale

Audizione VII Commissione Senato

2 luglio 2020 ore 14

La condizione degli artisti, delle maestranze e di chi opera nel settore dello spettacolo ha una precisa specificità, felicemente colta dal legislatore che ha istituito l’Enpals.

L’Istituto Previdenziale assicura per la previdenza, la malattia e la maternità nello stesso modo i lavoratori subordinati, i lavoratori autonomi ed i collaboratori.

Ma il sistema delle tutele si è fermato li. Mai è stato individuato un reddito di continuità per riconoscere il lavoro dei professionisti che non si può configurare nel rapporto di lavoro subordinato o autonomo, mai si è scelto di normare, anche con specifiche contrattuali, l’atipicità lavorativa del settore.

E’ necessario ora intervenire sia sul sistema di pagamento, sia sul calcolo delle indennità di maternità e malattia. Tale richiesta è stata posta anche dall’INPS nell’audizione del 30 aprile 2019 nell’ambito dell’indagine conoscitiva in materia di lavoro e previdenza nel settore dello spettacolo della VII e XI Commissione.

I CCNL non coprono tutte le attività, ma anche nelle attività regolate dalla contrattazione è diffusa la resistenza a rispettarne le regole concordate. E’ molto diffusa la forfettizzazione delle giornate (non vengono assicurate tutte le giornate ma solo alcune), ma è anche diffuso il lavoro nero.

Nella nostra ricerca Vita da artisti i lavoratori dichiarano di dover accettare spesso o sempre di lavorare in nero nella percentuale del 37,3%. Ma nel dettaglio questa condizione è imposta per i cantanti e coristi nel 53,7%, per i musicisti nel 57,8%, per i ballerini nel 34,9%, per gli attori nel 35,7%. Gli autori (registi, autori, drammaturghi, scenografi) dichiarano “solo” una percentuale del 27%.

A questo si accompagnano alcune ulteriori specificità.

Nel caso dei tecnici, la maggior parte è assunta dalle cooperative come intermittente, anche a tempo indeterminato. In questo caso a questo contratto si somma attività autonoma o a tempo determinato. Nel caso di lavoratori autonomi è presente il problema legato all’apertura di un codice ATECO non afferente allo spettacolo. Molti tecnici sono assunti come artigiani. In particolare i tecnici che operano nel settore dei concerti concentrano la propria attività e la quota maggiore di reddito nei mesi estivi. Come è noto gli intermittenti non hanno trovato tutele se non nell’ultimo DL, ma ad oggi non hanno ancora ricevuto le dovute indennità (marzo, aprile, maggio).

Nel caso degli scritturati, nella maggior parte dei casi, viene utilizzata una modalità contrattuale che non è prevista dal CCNL e che è di dubbia applicazione. In sostanza si assume con un contratto a termine stagionale, pagando solo le giornate di prove e spettacolo, in applicazione del DPR 1525/1963 (che rimanda ad una norma abrogata). La disinvoltura ad aggirare le regole ha comportato che nel periodo Covid 19, le imprese abbiano violato il CCNL degli scritturati, che assicurava tutele in caso di sospensione degli spettacoli ed hanno inviato licenziamenti in violazione delle leggi. In molti casi si sono limitati a comunicare via mail o WhatsApp una “sospensione” determinando grandi problemi per i lavoratori che potevano chiedere l’indennità di 600 euro prevista per i lavoratori dello spettacolo.

Gli artisti e i tecnici autonomi (mimi, figuranti, coreografi, registi, sceneggiatori, light disegner, ecc.) che lavorano con le Fondazioni Liriche sono stati avvisati che a causa delle disposizioni previste per il Covid 19, gli spettacoli erano stati annullati. In questo caso i contratti che hanno firmato non prevedono nessun risarcimento. Le Fondazioni liriche infatti non contrattualizzano questi professionisti con contratti di scrittura, ripartendo il compenso come viene fatto per la generalità degli scritturati, ma utilizzano dei contratti molto lesivi della professione. Per quanto riguarda i mimi e figuranti, spesso con compensi bassissimi rispetto alla durata dell’impegno chiesto. Faccio rilevare che obbligano questi lavoratori ad accettare questi contratti di lavoro autonomo anche se molte di queste mansioni non lo sono. Nemmeno la possibilità di aver un compenso per il lavoro già fatto (ed esempio prove). Questa condizione, non è accettabile e il CCNL è fermo al 2006. Il CCNL in vigore non prevede tutele contrattuali per queste mansioni. Questi lavoratori pagano in modo esagerato la debolezza del comparto, visto che le Fondazioni liriche tra l’altro, pagano anche i compensi in ritardo. Alcune Fondazioni (non tutte!!) hanno pagato compensi e spese relative alla trasferta per i lavoratori che si erano già recati nelle città interessate, sostenendo i costi. Non sono ad ora previste ulteriori coperture.

Per quanto riguarda i compensi agli artisti e in qualche caso anche per le maestranze, sono presenti mancati pagamenti per compensi relativi ad attività svolta prima del 2019. E’ necessario stabilire l’obbligo di pagare gli arretrati con le risorse anticipate del FUS.

Nel caso degli artisti e degli stuntman le giornate pagate sono solo quelle relative alla “posa” ovvero a quando vengono ripresi. Questo perché ANICA e APA non hanno mai voluto aprire un tavolo per un CCNL che copra queste mansioni. In questo modo si perdono le giornate di prova e preparazione.

Circa il 20% dei lavoratori delle troupe non ha potuto ricevere né il bonus né una tutela dagli ammortizzatori.

E’ frequente che gli artisti svolgano attività di insegnamento che ora prevede il versamento dei contributi alla gestione separata INPS. Come è noto questi contributi non potevano venire conteggiati ai fini dell’indennità per i lavoratori dello spettacolo. Allo stesso tempo questi lavoratori non potevano chiedere quella prevista per le partite iva in gestione separata perché era prevista l’iscrizione in via esclusiva. Avendo questi professionisti ovviamente aperta l’iscrizione all’ENPALS, cassa obbligatoria, di fatto sono stati esclusi da tutte le indennità. Una parte di loro ha potuto chiedere le indennità di aprile e maggio, avendo maturato 7 contributi Enpals nel 2019. Indennità che ad oggi non hanno percepito.

I contributi esteri, versati all’ENPALS (Mod. A1) non sono stati considerati ai fini del bonus di 600 euro e pertanto gli artisti, tecnici, organizzatori e altre figure che hanno operato in paesi convenzionati non hanno potuto utilizzare queste giornate ai fini dell’indennità. Ovviamente chi ha lavorato in paesi non convenzionato non ha i contributi.

Si sommano a tutto questo le giornate di lavoro che non possono essere contrattualizzate. Ad esempio un musicista in sala di incisione, un autore che prepara un’opera, le prove degli artisti, il tempo di prepararsi, l’allenamento dei danzatori e degli stuntman, ecc.

Il comma 188 dell’art. 1 della legge 296/2006 che prevede esenzione degli adempimenti contributivi e informativi per una retribuzione inferiore a euro 5.000 per i giovani fino a 18 anni, gli studenti fino a 25 anni, i pensionati di età superiore a 65 anni e per coloro che versano già contributi ai fini della previdenza ad una gestione diversa dall’Enpals, si presta a essere utilizzata male, anche perché non ci sono controlli.

Anche l’art. 67 del TUIR che prevede per i compensi e i premi ai direttori artistici ed ai collaboratori tecnici pagati da bande e filarmoniche come rimborsi forfettari fino a 10.000 euro all’anno, si presta a coprire attività che dovrebbero essere considerate “lavoro”.

L’insegnamento della danza viene fatto in molti casi in società sportive dilettantistiche e gli insegnanti sono collaboratori sportivi. L’assurdità è proprio che questi lavoratori hanno ricevuto l’indennità prevista per gli sportivi, con un effetto distorsivo su quella indennità. La danza non è uno sport ma un’arte.
Questo sistema porta i lavoratori ad una pensione che è nella gran parte dei casi molto bassa. Accedono in maggioranza alla pensione di vecchiaia e continuano a lavorare fino a quando possono. Sono stati esclusi da tutte le indennità.

Segnalo anche il problema che i molti professionisti che hanno avuto accesso all’indennità di 600 euro, per quest’anno, non avranno contributi. Tenendo conto che la fase di ripresa avrà tempi lunghissimi, è necessario individuare uno strumento di contribuzione figurativa o recupero delle giornate previdenziali che sono state e saranno perse a causa del COVID 19.

L’intenzione, pur pregevole, di garantire un sostegno a tutti non si è tradotta nella realtà.

Anche il finanziamento di venti milioni aveva dei criteri che dimostrano quanto poco si conosca il sistema delle imprese fuori dal FUS. Come fa il Mibact a non sapere che le compagnie per essere prodotte o coprodotte cedono le giornate di lavoro? Come fanno a non sapere che spesso le piccole compagnie, avendo pochi finanziamenti, non pagano le prove? Questo interroga molto il sistema delle imprese. E’ noto che i finanziamenti locali spesso vengono dati a pioggia. Non potrebbero essere questi invece a premiare la crescita delle imprese? Anche nello spettacolo, piccolo non è sempre bello, ma è un limite.

La risposta ad una parte di questi problemi sono presenti nel Codice dello Spettacolo ma mancano i decreti.

Abbiamo provato a scrivere una proposta di tutela per questi lavoratori espressa in sintesi nel documento allegato. Siamo certi che ora bisogna ripartire dal lavoro. E’ evidente che in questo modo dovremo parlare anche di come funziona lo spettacolo, di come viene finanziato. Di un sistema che è chiaramente malato e che è entrato nella crisi dell’epidemia già in condizioni di estreme criticità.

In tema di ripartenze è bene dirsi chiaramente che non è la messa in moto di un sistema ma ripresa a passi troppo piccoli e estremamente limitati per garantire invece un processo di ritorno alla piena attività.

La maggior parte dei professionisti resta esclusa dalla possibilità di riprendere la propria attività. Una condizione che è destinata a durare ancora parecchi mesi. E’ quindi fondamentale individuare altre risorse per il sostegno economico di questi professionisti anche per evitare di perdere talenti.

Il settore della danza, con cui stiamo provando a scrivere un protocollo, difficilmente potrà ripartire, viste le condizioni poste gli spettacoli di danza.
Sappiamo che molti festival/rassegne estive sono state annullate o spostate. In quest’ultimo caso si confermano i contratti con le compagnie, sapendo che, sulla base degli stessi non si prevede nulla in caso di successivo annullamento. Ma è evidente che è necessario provare gli spettacoli ed è difficile trovare i luoghi e le modalità per farlo. Molte sono opere prime. Si pone quindi già il tema di come pagare questi lavoratori se lo spettacolo verrà annullato. Stiamo assistendo in generale alla richiesta di abbassare i cachet, in qualche caso si propone la registrazione degli spettacoli senza rispettare il CCNL, garantendo solo le paghe mine, senza altri diritti. Questo avviene anche con i teatri pubblici.

I set audiovisivi stanno partendo. Stiamo attendendo la validazione di un protocollo sottoscritto da tutte le parti interessate.

Per quanto riguarda le sale cinematografiche che riaprono, si sta ponendo il tema delle major che stanno spostando in avanti l’uscita dei film più importanti. Questo crea un serio di rischio di ricorso alle chiusure.

E’ fondamentale, viste le consistenti problematiche sulle ripartenze rifinanziare per tutti i settori gli ammortizzatori, sia in deroga che il Fondo di Integrazione salariale.

Il tema della ripartenza è davvero un asse centrale in questo momento perché è occasione che chiama in causa i criteri dei finanziamenti pubblici e il ruolo dei soggetti finanziati.

E’ possibile che un teatro nazionale continui a ricevere i fondi del FUS senza preoccuparsi del destino dei professionisti che lo abitano e che continui a fare scelte che guardano unicamente alla iper produzione?

I luoghi finanziati dal FUS, a partire dai teatri pubblici, hanno la responsabilità di ridistribuire “ricchezza” preoccupandosi della qualità della loro produzione e della qualità dell’occupazione che garantiscono.

Per questo abbiamo individuato un diverso modello di ripartenza, che ribalta il rapporto pubblico/teatro, portando gli spettacoli anche dove non c’è un teatro.

Crediamo che l’occasione che ha creato questa emergenza debba essere colta fino in fondo da chi fa spettacolo e dalla politica che compie scelte determinati, perché è chiaro a tutti il ruolo del finanziamento pubblico per il settore.

Tutti dobbiamo assumerci la responsabilità di consegnare al dopo Covid un mondo dello spettacolo meno malato.

Il lavoro e la sua centralità sono sicuramente il perno attorno a cui affermare regole trasparenti e certezza di diritti.

Oltre alla nostra proposta di riconoscimento della specificità di questo mondo riteniamo debba essere aperta a tutte le parti in causa la definizione dei decreti attuativi del Codice dello Spettacolo.

E’ tempo che questo mondo tutto insieme faccia scelte che siano in grado di determinare il rispetto del lavoro, dove adesso invece regna il lavoro sommerso, e che i finanziamenti pubblici sostengano un mondo dello spettacolo che offra a chi vi lavora piena cittadinanza e ai cittadini pieno accesso.

Allegato:

1) Documento di lavoro per un progetto di legge in tema di tutele per i lavoratori dello spettacolo iscritti alla gestione ex Enpals.

2) Progetto “Per una ripartenza dalle basi”.

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