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Produzione culturale

Lo schema di legge del governo vanifica l’efficacia dell’indennità di discontinuità proposta dal sindacato

(U.S. Slc Cgil) Roma, 29 agosto – “Apprendiamo dagli organi di stampa dell’introduzione di un’indennità di discontinuità per i lavoratori dello Spettacolo, eppure, a una prima lettura, ci sembra che lo schema di decreto legislativo approvato ieri in Consiglio dei ministri tradisca lo spirito con cui la misura era stata pensata e promossa dalle parti sociali” – commenta Slc Cgil.

L’indennità di discontinuità “non dovrebbe essere un ammortizzatore sociale a scopo assistenziale, ma un investimento teso a sviluppare la creatività, dunque a migliorare la qualità artistica del nostro Paese” – chiarisce il sindacato. Gli intervalli fisiologici fra uno spettacolo e un altro non sono equiparabili a periodi di non-lavoro, ma costituiscono fasi di formazione, progettazione e preparazione del lavoro stesso, per maestranze, artisti e tecnici.

Ecco perché il loro sostegno dev’essere inscritto in un sistema, funzionale e sostenibile a tutti i livelli, proprio come il modello proposto dal sindacato e “del tutto ignorato dal governo”. Che, stando al testo circolato ieri, “ha preferito introdurre un nuovo ammortizzatore sociale, peraltro più problematico di quelli preesistenti, ai quali si aggiunge senza criterio né armonizzazione. Ecco perché temiamo che lo strumento sia inefficace e inapplicabile”, al pari di altre misure estemporanee adottate a seguito della crisi pandemica.

“Sebbene le nostre proposte siano state sistematicamente ignorate, non siamo stanchi di ribadire che il settore ha bisogno di una riforma organica. Auspichiamo – conclude Sabina Di Marco, segretaria nazionale Slc Cgil – che nell’incontro fissato per settembre il ministero della Cultura sia pronto a cogliere il senso di questa necessità.”

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