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“Il combinato disposto dell’assenza delle clausole sociali, presenti in tutti gli altri Paesi Europei, e degli incentivi per la nuova occupazione stanno producendo una sistematica sostituzione dell’occupazione esistente con cambi di appalto sui servizi in essere che hanno generato già migliaia di esuberi.” Così dichiara Michele Azzola, segretario nazionale Slc Cgil, dopo la presentazione dell'indagine conoscitiva sui rapporti di lavoro nei call center svolta dalla Commissione Lavoro della Camera.

“Aver deciso di incentivare le assunzioni ha avuto come conseguenza, nello specifico del settore, che le aziende che si presentano ex novo alle gare, con personale che costa oltre il 30% in meno rispetto a chi già gestisce il servizio, vincono gli appalti escludendo il personale che garantisce il servizio stesso. Le Gare del comune di Roma e Milano, Fastweb, Poste Italiane, Enel hanno già prodotto migliaia di esuberi – prosegue il sindacalista.

“E’ evidente che in assenza di un intervento legislativo in questa direzione, nei prossimi mesi assisteremo alla sostituzione di tutto il personale che opera nei Call Center  generando drammi sociali in tutta la penisola. Il Governo non può restare insensibile a questa situazione e l’annuncio fatto dal Ministro Poletti nell’audizione al Senato alcuni giorni or sono e l’impegno del Sottosegretario Teresa Bellanova a inserire clausole sociali nel settore deve tradursi nel più breve tempo possibile in una norma di legge.”

“Un intervento che, da solo, sarebbe in grado di modificare il modello industriale su cui oggi è fondato il mondo dei Call Center, garantendo un migliore livello di qualità del servizio ai clienti, una ripresa degli investimenti sulle nuove tecnologie la garanzia della continuità occupazionale del personale occupato – conclude Azzola. Decidere di non intervenire condannerebbe i lavoratori ad un futuro già scritto e il Paese ad avere servizi di scarsissima qualità. Insieme al rispetto della legge sulle delocalizzazioni, che assegna al clienti la facoltà di scelta sulla localizzazione dell’operatore che interviene sui propri dati, tali interventi collocherebbero finalmente l’Italia al pari degli altri Paesi Europei.”

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