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In questi giorni Telecom sta procedendo, come deciso con gli accordi sottoscritti lo scorso 27 marzo, alla consegna delle lettere di messa in mobilità a quei dipendenti che hanno raggiunto i requisiti per andare in pensione con le regole in vigore al 31 dicembre 2011.

Purtroppo ci corre l’obbligo di constatare come l’unico elemento non previsto dagli accordi, ovvero il modo di procedere operativamente sui territori, tutto in capo a Telecom ed ai suoi dirigenti stia dimostrando un elevato grado di inciviltà e di scarsa attenzione verso dipendenti che per decenni hanno dedicato il loro tempo a far funzionare Telecom, spesso nonostante l’azienda stessa!

Non vorremmo dover arrivare un giorno a dover immaginare di scrivere accordi con postille “comportamentali” che possano evitare il ripetersi di scene orribili come quelle alle quali hanno assistito nelle scorse ore lavoratori di diverse sedi aziendali sul territorio: donne e uomini con decenni di anzianità aziendale allontanati dal proprio posto di lavoro come intrusi, costretti a consegnare alla sicurezza il proprio tesserino ed accompagnati alla porta neanche fossero stati sorpresi a commettere atti illegali!

Licenziare una persona non è mai, e mai dovrà diventarlo, un atto semplice e non doloroso. Farlo con civiltà, con rispetto della dignità della persona, questo lo si può e lo si deve fare!

Su questioni come queste non c’è un problema di forma, c’è un problema grave di credibilità e civiltà!

E grave che, dopo il primo episodio opportunamente segnalato, il management di Telecom non abbia posto rimedio immediatamente impedendo che episodi simili si ripetessero.

Delle due l’una: o siamo dinanzi ad un gruppo dirigente che ritiene normali simili comportamenti oppure, non si sa cosa sia più grave, abbiamo a che fare con un management che non ha la forza di impedire che i propri quadri intermedi si comportino in questo modo.

Con la stessa forza e convinzione con la quale abbiamo lavorato per raggiungere le intese di marzo, convinti di aver lavorato per tutelare la tenuta complessiva del gruppo e, soprattutto, dell’occupazione, diciamo oggi che tali comportamenti non fanno onore a chi li ha messi in atto e all’azienda ma, soprattutto, non corrispondono minimamente allo spirito con il quale quegli accordi sono stati stipulati.

Da parte nostra non possiamo che esprimere a quelle donne e uomini che hanno subito queste offese tutta la nostra costernazione. Sarebbe opportuno che l’azienda facesse altrettanto, magari formulando scuse ufficiali, e che si impegnasse a che simili episodi di arroganza e mancanza di rispetto non abbiano più a ripetersi.

 

SEGRETERIA NAZIONALE SLC-CGIL

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