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"La situazione di alcuni  call center di Taranto denunciata nel corso della trasmissione Piazza pulita deve far indignare tutti noi. Siamo di fronte davvero ad una vergogna intollerabile per un Paese civile - dichiara Riccardo Saccone, segretario nazionale Slc Cgil.
 
"L'accordo collettivo, sottoscritto da Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Asstel nel 2013 per regolamentare le condizioni di lavoro dei Call center in outbound, rinnovato nel 2017 e rinforzato con elementi di valore come l'assistenza sanitaria integrativa e i diritti di assemblea, nasceva proprio per portare un po' di giustizia e diritti in un mondo dove spesso prevalgono sfruttamento e malaffare. Parliamo di un pezzo particolare della filiera dei Call center, già debole e complicata di suo." 
 
"Quanto visto ieri ci conferma come questo mondo sia sotto attacco da parte di "prenditori" senza scrupoli, dal continuo proliferare di "contratti pirata" nati col solo scopo di comprimere i costi, peraltro già bassi - prosegue il sindacalista che insiste sul "rilanciare e difendere l'accordo collettivo del 2017, lo dobbiamo difendere dagli attacchi, tanti, che vengono da fuori, ed anche da quelli che possono venire da dentro il sistema che pure ha sottoscritto quell'accordo."
 
"Occorre superare, una volta per tutte, le applicazioni sbagliate di quel contratto, a partire dalla base di calcolo delle retribuzioni orarie che in alcuni casi comprimono i salari oltre ogni limite e che tutti i committenti rappresentati dal sistema Asstel si impegnino - sia vigilando sull'applicazione del contratto che garantendo un prezzo corretto - affinché neanche una chiamata venga gestita al di fuori di quanto pattuito da tutti noi, cosa che non sempre è avvenuta."
 
"Con l'Accodro Quadro del febbraio 2019 sottoscritto da  Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil  e Asstel abbiamo voluto ribadire come il segmento dell'outbound debba essere strettamente legato al resto della filiera dei call center e delle TLC, pena la sua inevitabile caduta verso il grigio e il nero - ricorda Saccone. 
 
"La realtà ripresa ieri rappresenta soltanto la piccola parte di una vergogna che non possiamo più permetterci. Spesso si arriva in quei luoghi inverecondi a seguito  della chiusura di un'azienda, della perdita del posto di lavoro che si considerava "della vita"."
 
"I call center devono poter essere, invece, una opportunità di sostentamento o di ripartenza e non una parte della pena che vive chi ha perso un lavoro - conclude il sindacalista. Questo mondo è fatto di decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori che, pur tra molte difficoltà che non dobbiamo negarci, lavorano in un sistema di regole e diritti. È evidente che più l'illegalità prolifera e più quelle regole e quei diritti saranno in discussione. Bisogna scongiurare che "la metà cattiva finisca per scacciare quella buona"."
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