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Servizi postali

A PROPOSITO DI DEMOCRAZIA SINDACALE ALLE POSTE

 

Leggo con attenzione la lettera che il Segretario Generale della UIL Poste ha inviato agli altri Segretari Generali; lettera che, essendo stata resa pubblica (giustamente) mi consente di rendere altrettanto pubblica la risposta.

Nella sostanza, la UIL Poste chiede che venga definita una regola democratica, utile per la validazione degli accordi aziendali, in riferimento a quanto previsto dall’accordo CGIL-CISL-UIL - Confindustria del 28 Giugno 2011.

La prima considerazione è un “benvenuti!”. Si, benvenuti, perché l’accordo del 28.6.11 era vigente anche quando una evidente “minoranza” (tra cui la UIL Poste) sottoscrisse un accordo (pdr, il 12 giugno 2012) senza porsi il benché minimo dubbio sulla “certificazione democratica” di tale accordo.

Ciò detto, non solo siamo disponibili a definire regole di validazione degli accordi (informo che lo siamo da almeno 20 anni!) ma, come è noto a tutti, siamo anche perché vi sia una  legge per la certificazione della effettiva rappresentatività delle organizzazioni sindacali. La UIL Poste è d’accordo anche su questo? Se sì, ne sarei lieto.

Sta di fatto che, ad oggi, tra le Segreterie Nazionali non è stato stipulato alcun accordo in applicazione del 28 Giugno, cosa che, invece, ritengo vada fatta. Tuttavia, consiglierei alla UIL Poste una lettura un po’ più attenta di quel testo, il quale non esclude affatto che le ipotesi di accordo vengano sottoposte al vaglio dei lavoratori. Cosa che faremo (e quindi le improvvise pulsioni democratiche della UIL dovrebbero quietarsi) anche -ma non solo- proprio perché manca una regola condivisa tra organizzazioni sindacali e quindi è giusto che l’ipotesi (perché tale è l’accordo del 28 Febbraio) venga sottoposta al voto dei lavoratori.

Naturalmente è pienamente legittimo che un sindacato esprima il proprio dissenso su un accordo. Rilevo che se tutti e 6 i sindacati presenti al tavolo negoziale avessero espresso la loro contrarietà, ora non ci sarebbe proprio nessun accodo da sottoporre ai lavoratori e l’azienda avrebbe mano libera per la sua riorganizzazione. L’esercizio della democrazia, la più ampia possibile, non esclude il principio di responsabilità; anzi, è esattamente il contrario. Noi quella responsabilità ce la siamo assunta, ottenendo un risultato complessivamente positivo in una situazione oggettivamente difficile. Usare il voto dei lavoratori in alternativa al principio di responsabilità cui noi siamo chiamati, più che ai principi democratici credo appartenga alla categoria della furbizia. E con la furbizia si vive un solo giorno.

 

Massimo Cestaro

Segretario Generale SLC-CGIL

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