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Lascia almeno un po’ perplessi una “nota informativa” sindacale dove, nel riportare ai lavoratori lo stato dei rapporti sindacali con l’azienda Stream-Convergys , si leggono delle proposte che vorrebbero sembrare nuove ed innovative ma che, alla fine dei conti, suonano semplicemente alquanto grottesche.
In sostanza si propone all’azienda di scambiare la sottoscrizione di un accordo sui diritti sindacali con l’erogazione di buoni pasto affiancandola, poi, alla rinuncia ad avere una sala dedicata all’attività sindacale (diritto sancito dalla Legge 300 del’70) per avere una sala break per i lavoratori.
Che dire? Posto che il fare o non fare un accordo sui diritti sindacali è un tema su cui si può tranquillamente discutere (non per nulla non in tutti i call center in outsourcing ci sono accordi di questo genere), quello che intristisce è che questo tema, ripetiamo legittimo ma non obbligatorio, venga affiancato, in modo almeno demagogico, all’erogazione di buoni pasto. Così come una certa tristezza assale il lettore quando si apprende che un lavoratore di Stream-Convergys potrà avere una sala break solo se si rinuncia ad avere una sala sindacale. Siamo ai saldi di fine stagione dei diritti, allo “scambio di figurine”. Come se nella stragrande maggioranza dei call center in outsourcer non vengono dati buoni pasto perché convertiti in permessi sindacali!
Certo che poi riesce difficile denunciare le semplificazioni antisindacali del Governo quando è proprio il mondo sindacale a scrivere certe cose.
Noi non sappiamo se si riuscirà a fare un accordo sulle agibilità sindacali. E’ certo che, se si dovesse fare, ne stiano pur certi le lavoratrici ed i lavoratori di Stream, non sarà a discapito di diritti o salario dei lavoratori ma per meglio rappresentare e difendere quei diritti e quel salario (come è stato in tutte le realtà dove, anche dall’organizzazione firmataria di questa “noticina”, sono stati firmati accordi sui diritti sindacali). Così come SLC-CGIL saremo inflessibili nel richiedere una sala break dignitosa per i lavoratori ed una sala sindacale altrettanto degna.
Un tempo si diceva “vogliamo il pane e le rose”; non vorremmo che oggi, proprio nel mondo sindacale, qualcuno immagini il proprio ruolo come mero scambio di qualche “rosa” con un po’ di “pane”. Così non si faranno stare meglio i lavoratori perché, semplicemente, prima o poi le “rose” finiscono e non sappiamo cosa potrebbero chiederci per un po’ di “pane”. A meno che qualcuno non abbia in mente la vecchia canzone di Renato Zero, “Baratto” per l’appunto, dove si chiedeva …”se ti do il fegato tu che mi dai…”.

SEGRETERIA NAZIONALE SLC-CGIL

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