La scorsa settimana le lavoratrici e i lavoratori si sono espressi sulla proposta avanzata dall’Azienda pronunciando un no preponderante alla sottoscrizione di un accordo che si limitava a “comprare” sei mesi di tempo determinando, nel contempo, un ulteriore aggravamento delle proprie condizioni economiche.
La bocciatura delle soluzioni avanzate va contestualizzata nell’ambito della vertenza complessiva che caratterizza il mondo dei call center. Infatti, il risultato consegna al Governo e alle parti sociali tutto il disagio dei lavoratori che in questi anni hanno pagato un prezzo altissimo al mancato rispetto della legislazione vigente e agli errori commessi in termini di politiche industriali per il settore.
Le delocalizzazioni selvagge, le gare e l’assegnazione di attività al massimo ribasso hanno contribuito a ridurre diritti e salario a cominciare dai lavoratori di Almaviva che da anni vivono sulla loro pelle la crisi dell’azienda, con riorganizzazioni successive che peggiorano di volta in volta le loro condizioni.
Ritiro dei licenziamenti a fronte di una solidarietà concentrata su tre siti, e sei mesi di tempo non sono apparsi all’insieme dei lavoratori come una soluzione, anzi molti vi hanno letto il tentativo di allungare il tempo ma per garantire l’identico risultato: estromettere dal mondo del lavoro 3000 unità.
Ministero dello Sviluppo Economico e Ministero del Lavoro devono riconvocare urgentemente il tavolo di crisi per riaprire la discussione e cercare soluzioni più avanzate, in grado di ottenere il consenso dei lavoratori, unica vera precondizione per poter provare a traguardare l’intera azienda fuori dalla crisi che sta attraversando.
Tre temi appaiono indispensabili per provare a gestire gli esuberi dichiarati dall’azienda:
- Avviare da subito le ispezioni e le sanzioni per la committenza che, avendo delocalizzato attività in Paesi collocati fuori dalla Comunità Europea, non fornisca l’informazione preventiva sulla località di risposta e/o non fornisca al cittadino il diritto di scelta previsto dal comma 4 dell’articolo 24 bis del Decreto Sviluppo. Inoltre, il Governo deve continuare ad impegnarsi per garantire la costruzione e quindi il rispetto della norma sulla continuità occupazionale per le imprese che effettuino un cambio di appalto (Clausola Sociale);
- Il contrasto alle gare al massimo ribasso è realizzabile solo attraverso un riequilibro dei rapporti di forza sul mercato. E’ necessario produrre politiche che siano in grado di consolidare il settore e permettere la concentrazione di aziende che devono competere sugli investimenti, sull'innovazione, sulla qualità dei servizi offerti, e sulle economie di scala riequilibrando in questo modo l’eccessivo potere che oggi la committenza esercita. Soluzione praticabile attraverso la qualificazione dei call center, cui la committenza dovrebbe essere tenuta ad affidare i lavori, così come avvenuto in Francia con il Label. Parallelamente si può intervenire sui livelli minimi di servizio che le aziende di call center debbano garantire ai cittadini / clienti. Infatti fissando il tempo massimo entro il quale si debba essere messi in contatto con un operatore si produrrebbe un miglioramento della qualità del servizio e una necessità di presenza di operatori sensibilmente maggiore a quella oggi prevista.
- Per consentire agli interventi sopra descritti di produrre effetti tangibili sulle condizioni di mercato è necessario dotare il settore di ammortizzatori sociali stabili e strutturati, in quest’ambito, sarebbe necessario inserire le attività di call center tra quelle di cui all’art. 20, comma 2 del D.lgs 148 del 2015, consentendo così di avere accesso alle tipologie di intervento degli ammortizzatori sociali previste per il comparto dell’industria, così come già avviene per i settori della Logistica e della Grande Distribuzione.
Per sostenere tali richieste, visto l’imminente termine della procedura di licenziamento che consentirebbe l’invio delle lettere al personale interessato, è necessario avviare una campagna di mobilitazione sia sui fronti territoriali che su quello nazionale.
Sui territori coinvolti è necessario avviare quotidianamente una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica attraverso presidi sotto le sedi istituzionali e quelle della committenza, volantinaggi, scioperi territoriali e iniziative di coinvolgimento dei clienti dei call center per informarli sui loro rischi, protezione dei dati sensibili e capacità di avere risposte sui problemi da loro sollevati, rispetto al modello di call center che in Italia si sta sviluppando.
A livello nazionale, oltre a garantire i presidi in occasione degli incontri che saranno convocati per affrontare la crisi in corso, viene proclamato lo sciopero dell’intera azienda e manifestazione nazionale da effettuarsi a Roma in data 27 Maggio p.v., supportate da ulteriori iniziative territoriali sulle varie sedi di Almaviva Contact.
LE SEGRETERIE NAZIONALI
SLC‐CGIL FISTEL‐CISL UILCOM‐UIL