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TIM – COMUNICATO SCIOGLIMENTO RISERVA ACCORDO CDE del 23 APRILE 2021

A seguito delle molteplici assemblee svoltesi in Tim sull’accordo del 23 Aprile 2021, il risultato ottenuto ha consentito alle Segreterie Nazionali Confederali di sciogliere positivamente la riserva come previsto dalla lettera inviata il 26 Aprile 2021.

Il risultato ottenuto con oltre il 74% di voti favorevoli, conferma la solidità di un accordo di tenuta, che con determinazione traguarda ad una prospettiva di consolidamento e sviluppo del gruppo TIM.

Una intesa complessa, siglata in un periodo pandemico nel quale il Paese sta cercando con difficoltà e fatica la strada per ripartire.

Prospettiva, parola inesistente in Tim sino al 2018, quando in uno stato di semi-abbandono si accingeva a vendere i pezzi migliori sul mercato in un’ottica di becero risparmio dei costi, mentre dal 2019 c’è una nuova traiettoria industriale (per chi è in grado di vederla) che le Organizzazioni Sindacali Confederali stanno (per la parte che li riguarda) con determinazione costruendo attraverso accordi nel solco del miglioramento di una ritrovata situazione di normalità, sotto il profilo delle norme e dei riconoscimenti economici in continuo progresso, attraverso migliaia di passaggi di livello, centinaia di consolidamenti orari ed assunzioni. Contestualmente mettendo al centro di questa azione le molteplici riconversioni professionali effettuate in questi anni (oltre 4.500) e le fuoriuscite dall’azienda (6.300 nel periodo 2019-2021) attraverso strumenti dignitosi, volontari e senza traumi per le lavoratrici e lavoratori di TIM, ma anche con un’attenzione, mai emersa prima, verso le aziende controllate dal Gruppo che occupano circa 4.000 lavoratori.

Non solo quindi la leva sui costi ma anche sugli investimenti, sulle tecnologie innovative, sui presidi commerciali del mercato business e consumer, il piano industriale 2021 -2023 “oltre la connettività” segue questa direzione che, per quanto ci riguarda, riteniamo interessante perché dopo tanti anni trascorsi in difensiva finalmente vede il Gruppo, nonostante il tremendo contesto pandemico, reagire con forza.

Il Cde - Contratto di Espansione - è uno strumento innovativo di politica attiva in continuo aggiornamento legislativo, coerentemente utilizzato nel contesto delle Tlc, settore in tendenza negativa da anni, con un preoccupante ribasso dei fatturati, contrazione dei margini e dell’occupazione.

L’immagine, purtroppo negativa, di un settore che non essendo più in grado di garantire i ritorni economici non è più appetibile come un tempo agli investitori.

Agendo in questo ultimo decennio, anche sul contenimento del costo del lavoro, in Tim siamo riusciti ad arrivare al 2021 senza traumi, e con un salario per singolo lavoratore in crescita rispetto al calo dei fatturati dell’azienda e dell’intero settore delle Tlc; questo è giusto dirlo in maniera chiara, poi se qualcuno pensa che il Gruppo TIM sia avulso dal sistema economico e dalle dinamiche del PAESE, è libero di farlo, ma la realtà è ben diversa.

In questa traiettoria industriale si collocano la formazione e le riconversioni professionali, perché nessun lavoratore si debba ritrovare obsoleto nel cambio tecnologico in atto legato alla digitalizzazione, al 5G, già oggi realtà consolidate.

Questo accordo non è la soluzione finale, è una parte fondamentale di una fase che dal 2019 ha gettato le basi per una rinnovata Tim, attraverso la creazione di nuove alleanze: Vodafone per le torri trasmissive, Google per il Cloud in sinergia con Noovle azienda partecipata al 100% da Tim, il fondo Kkr per Fiber-Cop utile alla trasformazione di tutta la rete secondaria da rame a fibra, il rilancio di Olivetti per le tecnologie IOT.

Fiber-cop lo ribadiamo è l’azienda creata per arrivare alla destinazione finale di Access-co, naturale evoluzione nel processo della RETE UNICA, per realizzare un mercato delle tlc dove Access-co a maggioranza Tim con Cassa Depositi e Prestiti che funge da “regolatore” pubblico, aperta alla partecipazione di tutti gli operatori, garantirebbe la parità di accesso alla rete e sarebbe in grado di realizzare quella “regolazione” delle tariffe che impedirebbe il ribasso incontrollato tanto caro ai fautori del libero mercato e della concorrenza.

Dopo aver ripristinato in questi ultimi tre anni, un importante equilibrio in Tim attraverso accordi sindacali tra i quali il Pdr erogato nel 2020 e nel 2021, che mantengono positivo il saldo economico per i lavoratori, oggi le forze sindacali confederali si stanno concentrando per restituire a Tim il ruolo di grande azienda nel Paese, strategica per lo sviluppo del digitale e per il superamento del digital divide, centrale per la gestione della RETE UNICA.

Il nostro NON è un obbiettivo corporativo, ma vuole essere un contributo fattivo per il Paese allargando la prospettiva, per ora sostanzialmente nazionale, anche alla realizzazione di alleanze strategiche europee.

Tutto ciò significa avere un GRUPPO industriale che rimane tra i primi cinque del PAESE nella sfera del privato, in grado di garantire occupabilità e quindi salari a circa 42.000 lavoratrici e lavoratori, attuare e sviluppare qual ricambio generazionale ormai imprescindibile per gli obiettivi prossimi, coinvolgendo fattivamente le generazioni future.

Questo è lo sfidante ed importante obiettivo comune che si sta cercando di realizzare, ognuno per le rispettive competenze e campi di azione, sapendo di avere a che fare con un Governo del Paese che spesso non sembra remare in questa direzione!

Roma, 13 maggio 2021 

LE SEGRETERIE NAZIONALI

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