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Il Comitato Esecutivo Mondiale di UNI si è riunito in Svizzera, a Nyon, il 16 e 17 novembre scorsi.

Un appuntamento che quest’anno si è presentato carico di argomenti di estrema rilevanza per il dibattito delle Organizzazioni Sindacali partecipanti, quali il recente risultato delle elezioni presidenziali americane, la Brexit, ma anche l’esito del referendum costituzionale nel nostro Paese. Temi diversi, per molti aspetti, ma che hanno un comune denominatore, quello di condurre al governo di paesi importanti sullo scacchiere mondiale leader di destra e populisti o, come nel caso italiano, di agevolarne l’ascesa.

Per quanto riguarda gli USA, oltre a quanto tutti sappiamo, è stata particolarmente eloquente la testimonianza delle organizzazioni sindacali statunitensi che hanno espresso tutta la loro preoccupazione per quanto potrebbe scaturire in materia di tutele e diritti sul lavoro già nel prossimo anno. Analoghe preoccupazioni sono state espresse dalla delegazione britannica, ben cosciente che i problemi della brexit sono solo posticipati nel tempo ma saranno inevitabili nel momento in cui verrà formalizzata l’uscita.

Tra i vari temi trattati, accordo CETA, COP 22 Marrakech, ecc, quelli di maggiore rilevanza, per il nostro continente,  sono stati il Pilastro dei Diritti Sociali che l’Unione Europea sta portando avanti e quello relativo ai profondi cambiamenti a cui andiamo incontro nel modo del lavoro.

Per quanto riguarda il primo punto, il Pilastro dei Diritti Sociali, si tratta di un documento ispirato ai diritti già, in buona parte, contenuti nel Trattato europeo ed ai principi giuridici scaturiti dalle sentenze dell’aAlta Corte. La finalità del Pilastro è dunque quella di integrarli e di renderli patrimonio comune degli Stati Membri in materia di lavoro e assistenza sociale. Una sorta di punto di riferimento unico, utile anche per la valutazione della qualità dell’occupazione e del sistema di welfare nei singoli Paesi aderenti.

Nel mese di Marzo la Commissione ha pubblicato una bozza del documento sulla quale è in corso una consultazione pubblica che ha visto, tra le altre, la CGIL partecipare a due audizioni previste nell’ambito dei rapporti tra la CES e la Commissione stessa.

Su tale argomento, di grande rilevanza in Europa, proprio ora che viene rimessa in discussione tutta la materia dei diritti dei lavoratori, ci riserviamo di fare un approfondimento a parte, per entrare nel dettaglio dei contenuti del documento.

Per quanto attiene invece il secondo punto, quello denominato Future work, UNI, in qualità di maggiore sindacato dei servizi a livello mondiale, ha cominciato a studiare l’impatto che l’innovazione tecnologica, in crescita esponenziale, e più in particolare lo straordinario sviluppo dell’intelligenza artificiale, avrà sul mondo del lavoro nel prossimo futuro.

Sono decenni che le macchine hanno sostituito l’essere umano in un’infinità di mansioni, svolgendole in modo più preciso, molto più veloce, e con ritmi assolutamente non paragonabili. Si è però trattato sempre, di operazioni standardizzate e ripetitive che non richiedevano alcuna discrezionalità.

Ciò che ormai sta invece diventando realtà è la realizzazione di vere e proprie intelligenze artificiali, in grado di competere, in determinati compiti, con l’intelligenza umana. Macchine che possono dunque operare facendo fronte ad una quantità sempre maggiore di variabili, “decidendo”, di volta in volta, le soluzioni più opportune da adottare per l’esecuzione del lavoro.

Un Progresso che senza fare troppo rumore sta procedendo rapidamente e potrebbe riservarci, tra breve, sorprese dai risvolti anche inquietanti.

Queste intelligenze sarebbero infatti in grado di spodestare il primato umano su una moltitudine di attività lavorative, condizione che sommata all’esponenziale incremento demografico globale, potrebbe devastare il già precario mondo del lavoro e condurre alla perdita del ruolo centrale che questo ha rivestito negli ultimi due secoli nelle nostre società.

Per concludere questa breve sintesi sui lavori svolti è infine necessario riportare quello che è stato certamente l’annuncio più rilevante sotto l’aspetto organizzativo, la rinuncia alla candidatura, al prossimo Congresso di Liverpool, del Segretario Generale Philip Jenning.

Il cambio al vertice rappresenta, infatti, un passo inedito per UNI Global Union che nata nel 2000, dalla federazione di varie OO. SS. Mondiali, ha visto Philip sempre impegnato alla sua guida.

Attraverso la raccolta delle candidature e la presentazione delle mozioni è stato dunque avviato ufficialmente il percorso congressuale che porterà UNI, nel 2018, a tracciare il progetto sindacale per il mondo dei servizi nel quadriennio 2018/2022 ed a rinnovare complessivamente tutto il gruppo dirigente.

Maurizio Feriaud
Uff. Internazionale Slc Cgil

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